sabato 30 dicembre 2006

Last night a DJ saved my life

Dopo aver preso un caffé strepitoso - con annesso minibicchierino d'acqua rosso con fregi dorati - in un baretto del porto di Anzio con il banco più piccolo che abbia mai visto, dopo aver visto il tramonto sul mare e le spiagge deserte tingersi di viola dalla terrazza del Tirrena, dopo aver passato metà pomeriggio e metà sera guidando nelle lande desolate intorno alla Nettunense (mi sono persa, of course), imprecando per l'assoluta mancanza di indicazioni e il buio totale in strade desertissime e strette dove sorpassano tutti a 110, dopo aver girato nel più assoluto terrore rotonde buie come la notte dei sogni, finalmente è apparso all'orizzonte il semaforo orizzontale di Viale Oceano Atlantico, che sembra quello dei GranPremi di F1, assolutamente verde come diventano assolutamente i semafori di Roma, solidali con noi residenti che non siamo partiti per la Polinesia. E mentre giravo intorno al Laghetto insieme ad altre macchine sbrilluciccanti come le navi spaziali di Kubrick ho realizzato che domani finisce l'anno e devo buttare i vecchi calendari...

Oh, deh. Auguri.

venerdì 29 dicembre 2006

Stamp control



Non ricordo più come sia cominciato. So soltanto che a me, cui piace fare liste, tenere ordinate le priorità, scrivere per ricordare, e che ama l'incisione (della quale molti disegnatori della Zecca, tra cui una mia collega d'Accademia, sono maestri insuperabili) non potevano non piacermi i francobolli. Oggi mi sembra di aver un ritaglio di tempo, e do' un occhiata alla massa che si è accumulata in due anni circa... Staccarli, ordinarli, separare i doppioni, rimetterli negli albi; usare molto tempo, come con un buon libro.

E prima o poi, ne sono sicura, uscirà uno sui blog. Quale potrebbe essere la rappresentazione grafica del termine blog? Ai posteri l'ardua sentenza...

mercoledì 27 dicembre 2006

If you are a blog-connector

Che ci andrei a fare, io, al RomeCamp? Sono giorni che ci penso e ci ripenso e poi mi dico: non sei una giornalista, non sei una webbb designer, non sei geek che per curiosità di lettura e di sperimentazione, non sei alta-mora-snella e intelligente, e amarus in fundo, nemmeno una scrittrice, che è sempre la mia più profonda vocazione di blogger - se utilizzassi più tempo per concentrarmi, nella Vera Vita. Ok, bilancio finito.

Ma c'è un tema che m'interessa, e per il quale vorrei essere ferrata quanto per il buon mangiare: la connettività nei blog, l'infinita conversazione dei links nei post. Oggi Luca lanciava un'idea che mi trova concorde: allargare il proprio tavolo, piantare ognuno delle piantine sul proprio balcone. E ho ripreso - ovviamente semplificando - la teoria dei connectors, coloro che mettono in contatto le persone in una vasta rete sociale, per rilanciarla come modus blogging: perché mettere dei links ad altri blog nei propri post, per proporli alla conoscenza della propria minigalassia e da lì oltre, mi è sempre sembrata una delle più belle condivisioni alla nostra portata.

Con questo spirito continuo la mia esplorazione dei blogger romani, in ogni dove e su ogni piattaforma: non un tentativo di aggregazione, ma un'integrazione di mondi lontani, che posterò appena pronta...

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martedì 26 dicembre 2006

Da grande voglio fare la corista di Aretha

Da Pomezia a Aprilia c'è un pezzo di Pontina in cui dai solchi viene su il lucido dei seminativi, spalmati di verde acceso e poi pettinati, che si piazzano nello sguardo di chi passa come uno schiaffo. Le fattorie gialle o marroncino stanno sulle colline di tufo come regine, in mezzo ai vigneti ormai ramati; la strada porta e porta dentro la bonifica, e devo stare attenta, a 90 fissi sulla corsia di destra, con gli occhi che cercano torri e casali dietro al solito muro di robinie presente ai lati di tutte le strade italiane. Di là il mare e di qua i Colli. Davanti il cardo e dietro i SUV: entro in Latina come entrerei al Casilino, o al Tiburtino Terzo, una velocità da fermamose a prende un caffé, due biciclette affiancate, bambini che tirano dei genitori perché in piazza c'è la pista di ghiaccio. Il sole invernale non scalda il travertino, gli abitanti della piazza vanno in processione girotondo fino al Comune e poi entrano, litigano un pochetto per la fila, ascoltano i gruppetti di adolescenti che commentano i personaggi del presepe di quest'anno.

Ci facciamo trascinare, l'uno con le mani nella tasca dell'altro, gelati e stretti in un abbraccio laterale. Posso sentire il profumo mollemente dolce delle briciole di cornetto rimaste sulla tua giacca. Chiudo gli occhi perché non mi scappi la sensazione, distratta come sono dalle casette, le taverne, i mulini, i poderi della bonifica ricostruiti sotto piccoli villaggi abbarbicati alle montagne, con vicino un colle di olivi bonsai che guardano tutti verso Pasqua.

- Non sono d'accordo, misticismo e sensualità non possono andare insieme.
- Beh, guarda Bernini, la Santa Teresa. Perché il gospel non potrebbe portare al soul la sua sensualità?
- Al massimo questo l'ha apportato il blues...
- Macché, il blues è malinconia, disperazione. Mmmh... può indubbiamente sfociare nella passione.. e da lì...

Al ritorno, come sempre, mi perdo; non so uscire dalle città. Ti guardo, ma c'è discordanza tra i sentimenti e la mia espressione. Vorrei lasciarti qui e andare fino alle dune costiere. Sentire se mi manchi. Pensare.

lunedì 25 dicembre 2006

Thanks, old man



Frittate di patate, con e senza peperoni

Io avevo chiesto una cucina nuova, e mi sono trovata sotto l'albero una scatola di saponi. L'anno prossimo chiedo l'Audi A8.

sabato 23 dicembre 2006

Quante cose che non sai di sentire fino a Natale

Se mi concentro un pochetto, se sento con tutti i sensi a disposizione l'aria leggera, il caldo che il sole regala alla sua città anche in pieno dicembre, l'asfalto modellabile sotto le suole, sto dentro a oggi: sto nelle immagini che si riflettono nei vetri delle macchine e viaggiano come moltiplicazione fugace della vita, sto negli sguardi e nella percezione degli altri, sto nell'unicità del fluire: non separata, nel mio guscio, nuotando senza fine in un liquido amniotico che ho formato con pensieri, presunzioni, paura. Sento negli altri la fretta, un po' di stizza ("Ah! Le feste, io le odio!") e sotto sotto, come il cuore di un profumo, la malinconia infantile del non poter trasformare la realtà.

Alla fermata dell'autobus le signore anziane stufe di aspettare tornano positive quando chiedo loro un parere sull'aumentata frequenza delle corse natalizie.
- Si, è vero, è che siamo tutti in strada, oggi, sa...

Le librerie del centro sono piene, ma anche Bedetti. Resto un po' di tempo a rubare con gli occhi la luce dei diamanti e dei rubini. Quattro giapponesi comprano insieme a me francobolli natalizi alla filatelia di Piazza S. Silvestro. Nel cielo girano tralci di nuvole morbide o piumate, come ad adornarlo, come se fosse un abete infinito e surrealista.
Sul Corso un autista ferma l'autobus, scende, abbraccia e augura buon Natale a un vigile urbano. Vorrei applaudire.
Perché ci saranno sempre più centurioni che Babbinatale, in questa città.
Auguri a voi, dentro e fuori dal Raccordo...

giovedì 21 dicembre 2006

Non ce l'ho fatta a resistere

- Aho, t'ha detto autoreferenziale.
- A meeee??

P.S. La città è più giungla che mai. I motorini vanno sui marciapiedi (Roma è la sola città ch'io conosca che ha marciapiedi d'asfalto, ed ecco le conseguenze) e tra poco passeranno sopra i furgoncini impazziti, con quel piglio un po' su-le-righe degli skaters. I pedoni attraversano paciosi, ovunque - pure vestiti di scuro, così non si vedono nel buio generale delle strade - sordi, ciechi e muti al richiamo aggressivo del claxon.

Tra un po' lascio la macchina di traverso in mezzo all'incrocio di sotto e resto a guardare dalla finestra.

domenica 17 dicembre 2006

E ci sentiamo un po' così

Ci sono cascata anch'io. Nel buzz assoluto che si è levato nella blogosfera italiana dopo la pubblicazione del BigBlogBang, la rappresentazione grafica di parte della stessa con i suoi satelliti, le stelle solitarie e le galassie con tutte le loro strade stellari gialle (mi linkano in molti) e rosse (anch'io linko e condivido il traffico), le voci principali che ho letto erano:

1. Ci sono anch'io (e dove, e soprattutto se in buona compagnia o no, ad est, a sudest, a nord di)
2. Ci sono anch'io, ci ho messo un secolo a trovarmi, ma evviva!
3. Come mai ci sono? Boh
4. Non ci sono! E non so perché (bisognava essere dentro il database... per la prossima volta, andate a leggervi le FAQ)
5. Non ci sono! Mi sarà sfuggito qualcosa?
6. Sono (X) in classifica, ma dai! Come si fa a salire? Come fa X a essere più in alto di me?

Bene. Ero distratta dall'ambaradan di LeWeb3, ma soprattutto dal tentativo di presa-della-Bastiglia - da parte di commentatori non graditi - del blog di Loic in queste ore, mentre lui e molti dei suoi strenuamente difendono. Roba da PlayStation-per-blog. E mentre seguivo, attenta più che in una finale dei Mondiali di rugby, avrò guardato due volte dov'ero io in classifica (sono inddubiamente anch'io un'ambiziosa): la prima con sorpresa e la seconda, perché ero scesa, con un filino di delusione. "Ehi!", mi sono detta, "tu sei una che guarda, che ascolta, che scrive. Stai perdendo di vista le leggi fondamentali!"

Ecco. Forse è il momento di pensarci. L'intervento al di Simone al RomeCamp può essere un buon inizio...

Ma da domani ritorno a scrivere.

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sabato 16 dicembre 2006

Comunicazione di servizio_20

Mal di gola. Il blog solidarizza.

giovedì 14 dicembre 2006

Calorie totali

E pensare che ho passato il pomeriggio a passeggiare al freddo sotto le mille lucine di via Magna Grecia e via Gallia, con sottobraccio il Sole24Ore - di cui ancora devo leggere il supple Nova24 con testi di vari tra i miei guru tecnologici, ipnotizzata invece dal poster blogosferico centrale con i nodi di link e le migliaia di conversazioni aperte tra i più linkati e commentati e conosciuti, c'era anche Massim ben visibile un po' fuori dalle più grandi babeli - perdendomi nelle solite stradine dove vado in cerca di case curiose o di sprazzi di vita dei romani, e come al solito anche oggi trovo un luogo di delizie mangerecce, mi ci porta un settimo senso, era la pasticceria Duca, una delle poche a Roma che fa i Paris-Brest (un'altra è Antonini a Prati), in versione crema e fragole, uno dei miei dolci preferiti.

- Non li fate mignon, vero? - chiedo di slancio alla commessa, o forse la proprietaria, che sorride imbarazzata ad una domanda ovviamente irrazionale. Non si può mangiare da soli, questa roba. E' da condividere pezzetto a pezzetto, crema a crema, con chi si vuole bene...

Poi torno a casa e mi vedo questa convocatoria per un primo BlogTiramisù. E come resistere??? Io appartengo al girone dei golosi. Stay tuned...

mercoledì 13 dicembre 2006

Elvis è vivo e fa il giudice nei concorsi di sosia

I fornai di cornetti che chiudono la serranda alle 6, gli autisti dell’ATAC del primo turno e i top gun sono tra i pochi che vedono la mattina nel suo formarsi dall’alba: un grumo che esplode in colori e ombre, allontanando l’ovatta nera che sta sulla maggior parte dei romani come una coperta che Morfeo tiene ancora, e ancora e ancora, sugli occhi, sulle teste, mentre abbracciati al cuscino tentiamo di cacciare quel “voglio restare ancora un po’” che ci sta tatuato sul primo minuto del risveglio, dai tempi della scuola. I top gun, uomini soli, provano a tracciare un limite bianco tra notte e giorno, lo lasciano sul celestino misto giallo del cielo invernale... uno di questi limiti, sfaldato fino a convertirsi in piume, sottolinea il passaggio dell’aereo delle 7,35 mentre passo sotto le arcate all’inizio della tangenziale.

Io, che mi concedo con difficoltà di essere felice, abitante in un paese in cui si parla soltanto di fatti di cronaca, del derby, di rimodellazione dei partiti e di quando i cartoni animati erano in bianco e nero e si andava a letto dopo Carosello, dove a parte pochi veramente interessati a nessuno importa molto dei convegni commercial-tecnologici (con inserimenti parzialmente graditi), arrivo mezzo addormentata come al solito all'uscita verso il Raccordo, ma oggi c'è il vento X, ecco m'investe l'odore della Gentilini, un mielone di Osvego e di Marie, una fame smisurata ed infantile: e a ora di pranzo vado allo spaccio, aspetto umilmente che apra mentre osservo un camion rosso che si riempie di casse e casse e poi va verso infinite colazioni, mi lascio miagolare coccole dalla solita gattina minuta e bellissima che abita nel giardinetto-orto botanico della casina del custode, passeggio tra i magazzini da dove fuoriesce l'odore secco delle fette biscottate. Metto la scatola-assortimento nel babagliaio e parto verso l'affollata Tiburtina con in mano due Favole, grasse, profumate.

Incroci disgraziati, magazzini di rubinetti ed ingrossi tessili, case diroccate, megaconcessionari auto, camion aperti che vendono mandarini e marroni, furgoncini con il cartello da zozzone: "Preciutto di Norcia". L'autostrada, le file. Dalla radio escono vecchi rockabilly di Elvis da canticchiare a finestra semiaperta; senza pensare a niente, comodamente rallentata nella corsia di destra, pacificata dal burro e la cioccolata, guardo le nuvole di mille sfumature e forme e penso che se è vero che i buoni vanno al cielo, ecco, va bene, io sarò buonissima, da qui in avanti....

Note: Il più bel set di foto del convegno di cui sopra. Non uno scattatore: un fotografo.

martedì 12 dicembre 2006

Ho girato la chiave e non c'era la casa (dopo PiùLibri)

Tre chinotto e un succo ACE. - un uomo grosso ordina e poi richiama a sé una coppia con irrequieto bambino. E' domenica. I camerieri più belli del Caffé Tornatora, che appartengono alla classe doc di coloro che bandiscono i caffé come fossero numeri al lotto - e gli amanti della smorfia potrebbero, dai gesti, gli ammiccamenti, la descrizione fisica dei clienti, tirarne fuori numeri da buttare ai piedi della fortuna - acquisiscono velocità di servizio da ora di punta, perché da Piùlibri viene giù un continuo flusso di gente che s'incontra, ha fame e sete, guarda il cielo dubbioso se piovere o continuare il carnevale delle foglie, confetti giallo e ruggine che il vento sparge per tutte le vie di Roma, finché i rami saranno nudi e bisognerà che color che ora guardano tirino fuori i cappotti e si rassegnino all'inverno, senza più mostre né caffé seduti fuori.

E' bello il Palazzo così pieno di libri, con gli standisti stanchi (uno di loro legge, in piedi: nella mano sinistra il libro aperto, con la destra culla sul passeggino un bambino che dorme), il marmo delle pareti che non posso fare a meno di toccare - perché lo so, non è freddo ma tiepido, un tatto che ha della pelle e della carne - e le scale che portano al retro legnoso degli stand, il bel pavimento nero coperto dalla moquettina, e su tutto l'odore della carta patinata ormai smorzato, tenue. Sono belli i divanetti colorati dello SpazioBlog, ma location un po' infelice nel seminterrato; mi seguo parte del convegno delle 10.30, con in borsa una bracciata di cataloghi, un librino sul Mandrione, segnalibri colorati. Samuele, immutabile, fotografa. Leo porta le domande degli ascoltatori di RAZ, ma il tempo è poco per un tema così vasto, e il pubblico della domenica mattina ancora ibernato nelle lontane lenzuola o distratto. Chissà, forse dopo andrà meglio, devo andare. Mi sentirò il podcast.

Fuori l'aria è umida, fresca come nelle prime sere di aprile. Arrivo a casa in tempo record, sbaglio la chiave nella toppa. E come capita a tanti che colgono un autosignificato freudiano del gesto che hanno appena compiuto, mi viene fulminea la visione delle tante persone che ho conosciuto, che stanno ferme e congelate nella mia memoria, con cui ho usato chiavi sbagliate che hanno aperto (o no) le porte più innecessarie, fuorvianti, dolorose; e quanto sia difficile trovare l'empatia, il calore imprescindibile, il linguaggio adatto... Un piccolo moto di malinconia, ma piccolo. Comincia a cadere la pioggia a folate. Le nubi si spostano veloci. Dicono: tutto passa....

lunedì 11 dicembre 2006

Comunicazione di servizio_19: Le Web3

Finalmente mi posso ricollegare al mondo, tutti gli 1 e gli 0 scorrrono senza intoppi.

Altri vagabondaggi, i miei soliti giri romani, tra poco (ho mangiato un kebab un po' pesantino).

sabato 9 dicembre 2006

Vulnerasti cor meum



Ponte Sant'Angelo

Nulla mi può più sorprendere se nel centro della città trovo un ristorante il cui tavolo più piccolo è per dieci persone. Intorno a questo tavolo ci sono altri circa 100 posti possibili, alcuni già occupati da intere famiglie o gruppi emotivamente meno identificabili. Due file sono nostre, già apparecchiate di antipasti: Robie (colui che ha trovato il ristorante) mi dice che sopra c’è un altro piano uguale, e immagino di botto cosa possa essere un luogo come questo - nella zona più rinascimentale della città, dove passeggiare per i vicoli silenziosi nel pomeriggio dei giorni assolati aguzza sensi antichi, e si cammina come aspettando che da qualche arco o incrocio sbuchino armigeri dei Colonna o degli Orsini a cavallo, uomini con l’orlo della cappa alzato sugli occhi e il passo felpato, o portantine di cortigiane bordate di preziose nappe, coi portatori scalzi che bestemmiano per il fango puzzolente – quando è pieno, con camerieri compagnoni ed efficienti che potrebbero insegnare meglio di una scuola alberghiera come trattare ogni tipo di cliente. Nulla mi può sorprendere mentre aspettiamo che la tavola un po’ si riempia di coloro che qui si eran dati appuntamento, e mi arrivano gli odori acetati delle melanzane marinate posate sul piatto; ho una fame da lupo io che di solito rispetto orari francesi nel mangiare (scostati al meno un’ora e mezza da quelli italiani). Sfoggio il mio cartellino identificativo (unica urban blogger non tecnica, a parte Mia), sempre un’idea geniale dell’uomo delle idee conviviali, Giovy, senza il quale questa cena mai sarebbe avvenuta. Arriva puntualissimo Tiziano con un fine sorriso inglese che manterrà per tuta la serata, alla spicciolata Senzastile molto stilé nel suo maglione arancione-like my template e Robie e l’altissimo Samuele, aspettiamo altri iscritti che ritardano per il traffico o la pioggia, Antonio, Stefigno, Antonio e Leo. Les jeux sont faits, chi c'è c'è: spam sui disertori. Si mangia, si parla, invidio tutti i cellulari multimediali, Samuele fa un sacco di ritratti che prima o poi vedrete sul suo Flickr, ci sono le puntarelle e i carciofi buoni, il tiramisù è un po’ alcolico; ma il caffè tutto spegne, rimane il dolceamaro bono, al vetro, e le facce che adesso associeremo ai post, rispettando così uno degli assiomi base: il blogger deve prima o poi materializzare gli altri blogger.

L’orologio mio cammina e devo andare a riprendermi lo squalo parcheggiato alla bandita sotto Castello, prima che diventi zucca fuori dal mio garage chiuso per superamento dell’orario. Saluti e baci e alla prossima, ed esco fiancheggiata dal gruppo di uomini che mangiavano nel tavolo da dieci, davanti ad alti bicchieri di birra chiara, tutti grossi come piloni, che procedono a braccetto e aspettano che io finisca di fotografare l’angelo più appassionato del Ponte, nella sua elegante spirale barocca, un simbolo laico del colpo di fulmine.

Il lungotevere ribolle. Prima due incidenti banali, poi quelli che escono dal parcheggio e quelli che lo pretendono, poi Piazza Trilussa invasa dalla gente, poi finalmente via, per i viali vuoti come in agosto, salutando il mio cortile dove qualche vicino nottambulo tiene la televisione accesa forte come in agosto, fino al dissolvermi del sonno.