lunedì 23 febbraio 2009

Musica concreta

Ancora, negli occhi, l'immagine di un gigantesco stormo di storni che mi passa sopra (e il rumore delle loro ali mi ricorda quello delle onde del mare) mentre come al solito zig-zaggo su Via di TorCervara tentando di evitare le buche. Loro si muovono, io mi muovo - un tempo non misurabile in cui mi viene la vertigine, come tutte le volte che prendo coscienza del fatto che tutto si muove contemporaneamente e nulla sta fermo - e con la coda dell'occhio, ora sul curvone della rampa di accesso, ora sull'autostrada, li vedo posarsi sugli alberi della Cervelletta e rimanere lì, sui rami spogli, come tante note, come un ammasso di stelle in negativo; mentre io, che non posso volare, stringo gli occhi e i denti di rabbia.

E voglio immaginare che un giorno, forse, sono stata anch'io capace di volare, e mentre passavo sopra una macchina impolverata ho intravisto la luce del sole riflettersi in degli occhiali, ed è stata una gioia da storno, un secondo di essere, insieme, vivi.

lunedì 16 febbraio 2009

Una sei tu

Alle volte non riesco a parlare. Rimango così chiusa che poche persone, persone vere, possono riaprirmi e farmi risorridere. Alle volte non basta pensare, curiosare, amar fare delle cose, parlare delle cose che si amano, emozionarsi. Come se ci fosse, in certi periodi, un dissennatore in casa, nebbioso e freddo, dietro alla porta. Sono lunghi periodi, sempre uguali, rischiarati da pochissimo sole.

E' perché fa freddo e odii il freddo.
E' perché non lo senti ma lo pensi.
E' perché vorresti ma non vuoi, e insomma in fondo ti sta bene.
E' perché sono le dieci passate e vorresti fossero altre dieci passate, altrove.
E' perché la solitudine a volte è bella quanto sterile.

Oh, basta con gli alti lai. Meglio un buon sonno, per adesso.

sabato 7 febbraio 2009

Fenomenologia del(la) tifoso(a)

Oggi è cominciato il 6 Nazioni. E da come mi comporto mi rendo conto che dopo un po' di anni sto diventando come quei signori che vedevo passeggiare da piccola, la domenica pomeriggio con la radiolina nell'orecchio a sentire le partite di calcio. Io che sono una tipa 100% controlled, mi ritrovo a sbuffare, a mettermi le mani in faccia quando ci sono gli errori, ad arrabiarmi con l'avversario, a saltare quando si fanno le mete sofferte e così via. Ma oggi, con la solita squadra che perde la palla o lascia aperto uno spazio stupidamente all'avversario, e anche se questa squadra è l'Inghilterra che di solito gioca un rugby fantastico, alla fine ero affranta, ero con loro che si sono difesi come leoni.

Per dire, così affranta che nemmeno ho voglia di fare la torta del sabato mentre-vedo-la-partita.

E vi condivido qualcuno dei miei links dedicati.

mercoledì 4 febbraio 2009

Camminare il mondo con le scarpe basse

Ci sono giorni come oggi, che se rappresentati sarebbero una gran tazza da thé di tempo: li tengo nelle mani, guardo altrove, soffio sul fumo profumato. Occupo tutto il cielo e la terra in questo mio vivere alle volte così sospesa che non saprei dire nemmeno il mio nome ad un amico; sono introflessa ed estromessa a me. Guardo nella metro, là nel fondo degli occhi altrui - dove qualche volta trovo personcine nascoste, veri sguardi in cui vince la passione e che mi lasciano stanca come da ogni lotta emozionale - cercando uno sguardo che mi riconosca, che mi costruisca, subito, perché intanto mi sto trascinando fuori sulla scala mobile, mi sento uno scivolare a rovescio di liquido vitale, mi fotografo in parole mentre immagino cadere dalle mie mani i libri appena comprati, sparire le pareti luminose dell'atrio, un girare di colori che brancola, diventa buio e riaffiora in un altrove di nuvole; istanti di malessere. Togliti, ragione, lasciami sfiorare quel mondo esprimibile soltanto a parole, e soltanto dagli scrittori mancati.

- Mi può dire che ora è, per favore? - è una ragazzina col bomber bianco e capelli già tinti di nero corvino. Dietro a lei passano le righe delle luci del traffico. Le nuvole si muovono.
- Le cinque e mezza, circa.
- Grazie.

Incidente banale che mi riversa in me, come in quei sogni in cui ho l'impressione di cadere su me stessa e poi svegliarmi. Il giubotto ancora trema, il sangue si ferma, le cellule mi aspettano. Viene giù dai tetti ormai sfuocati una notte blu. Il risveglio è accompagnato da un profumo di spezie che mette in moto ogni sistema e mi porta, con il vecchio sorriso interno che mi tengo per me sola, per me sorella, verso casa...