mercoledì 13 dicembre 2006

Elvis è vivo e fa il giudice nei concorsi di sosia

I fornai di cornetti che chiudono la serranda alle 6, gli autisti dell’ATAC del primo turno e i top gun sono tra i pochi che vedono la mattina nel suo formarsi dall’alba: un grumo che esplode in colori e ombre, allontanando l’ovatta nera che sta sulla maggior parte dei romani come una coperta che Morfeo tiene ancora, e ancora e ancora, sugli occhi, sulle teste, mentre abbracciati al cuscino tentiamo di cacciare quel “voglio restare ancora un po’” che ci sta tatuato sul primo minuto del risveglio, dai tempi della scuola. I top gun, uomini soli, provano a tracciare un limite bianco tra notte e giorno, lo lasciano sul celestino misto giallo del cielo invernale... uno di questi limiti, sfaldato fino a convertirsi in piume, sottolinea il passaggio dell’aereo delle 7,35 mentre passo sotto le arcate all’inizio della tangenziale.

Io, che mi concedo con difficoltà di essere felice, abitante in un paese in cui si parla soltanto di fatti di cronaca, del derby, di rimodellazione dei partiti e di quando i cartoni animati erano in bianco e nero e si andava a letto dopo Carosello, dove a parte pochi veramente interessati a nessuno importa molto dei convegni commercial-tecnologici (con inserimenti parzialmente graditi), arrivo mezzo addormentata come al solito all'uscita verso il Raccordo, ma oggi c'è il vento X, ecco m'investe l'odore della Gentilini, un mielone di Osvego e di Marie, una fame smisurata ed infantile: e a ora di pranzo vado allo spaccio, aspetto umilmente che apra mentre osservo un camion rosso che si riempie di casse e casse e poi va verso infinite colazioni, mi lascio miagolare coccole dalla solita gattina minuta e bellissima che abita nel giardinetto-orto botanico della casina del custode, passeggio tra i magazzini da dove fuoriesce l'odore secco delle fette biscottate. Metto la scatola-assortimento nel babagliaio e parto verso l'affollata Tiburtina con in mano due Favole, grasse, profumate.

Incroci disgraziati, magazzini di rubinetti ed ingrossi tessili, case diroccate, megaconcessionari auto, camion aperti che vendono mandarini e marroni, furgoncini con il cartello da zozzone: "Preciutto di Norcia". L'autostrada, le file. Dalla radio escono vecchi rockabilly di Elvis da canticchiare a finestra semiaperta; senza pensare a niente, comodamente rallentata nella corsia di destra, pacificata dal burro e la cioccolata, guardo le nuvole di mille sfumature e forme e penso che se è vero che i buoni vanno al cielo, ecco, va bene, io sarò buonissima, da qui in avanti....

Note: Il più bel set di foto del convegno di cui sopra. Non uno scattatore: un fotografo.

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