mercoledì 24 agosto 2005

The BoBs

La Deutsche Welle, una delle mie radio preferite di tutti i tempi, ha lanciato un concorso-premio per i blog (via Loïc, che farà parte della giuria). Purtroppo, e dico purtroppo mille volte, non ci saranno blog italiani. Eppure ne avevo qualche proposta. Comunque, chi mi legge e conosce altre lingue, vada a dare un occhiata a partire del 1 settembre... sono curiosa di vedere chi vince il premio al miglior sito podcasting...

martedì 23 agosto 2005

Comunicazione di servizio_10

Tiro le mie carte e so di avere un asso nella manica, e sogghigno, mentre vedo tutti i giorni le file dei viaggiatori mesti che ritornano. Ma mentre sogghigno mi rendo anche conto che non riesco a tenere due pensieri coordinati, il che significa che devo prendermi una vacanza. Difatti. Ci rileggeremo (a meno che non riesca a trovare un internetcaffé dal quale postare) dopo il 5 settembre... Buon tutto a tutti.

giovedì 18 agosto 2005

Blue is the colour

Le montagne sono ladre. Se la terra avesse le mani, sarebbero loro. Passano da essere mani raggrinzite, aguzze, di strega, a mani dolci di bambino, con le dita rotonde coperte di faggi, che scendono morbide nelle pianure. Poi, ancora più lentamente, arrivano al mare – che è sempre distratto dal troppo carezzare le spiagge -, rubano il profondo blu dell’acqua al tramonto, e lo ridanno alle sorelle più alte, per le loro albe.

I miei gesti sono semplici, ripetuti. Chiudo la portiera della macchina e mi lancio giù per le discese. Mi fermo molto prima di una curva, calcolando lo spazio per improbabili altre macchine che possano arrivare; guardo il blu, che si disfa sotto una luce tagliente, rapida. Penso di non sentire nulla, ma non è vero. C’è un atomo di struggente rimpianto e desiderio che occhieggia in mezzo alle immobili vigne e nell’argento degli olivi. Le curve nere richiamano il colore che voglio ricordare dei tuoi occhi, quando abbassi la testa per pensare e sorridere allo stesso tempo. Adesso dormi, sicuro, sotto un lieve piano di luce che filtra da qualche parte: una finestra, una porta. Le tue mani posate sul lenzuolo sono un bacio per me, ma tu non lo sai. Mentre taglio insieme alle curve l’aria del mattino, per un secondo mi sdoppio e sono là, a guardare la luce che diventa materia di te; ti memorizzo fino ai livelli genetici elementari, ma tu non lo sai. La tua immobilità è serena. La mia a motore spiegato.

Il baretto è chiassoso e i cornetti buonissimi. Lentamente il pensiero si sfilaccia e si sdraia su un divano di quotidianità. Gli impiegati vanno e vengono nel sole di agosto, sorpresi e felici come bambini liberati nel cortile mezz’ora prima della normale ricreazione.
- Cappuccino chiaro, è per lei?
- No. Per me scuro, scurissimo – le mie mani vanno alla base del collo, una spiaggia dolce nella quale i miei polpastrelli finalmente si raffreddano.

Il blu è un silenzio sospeso nei ricordi dell’acqua che lo forma. Il sole lo diluisce a piccoli passi, con rispetto, in un bianco che si posa abbagliante sulle cose: il blu ritorna nuvola e si stira trasparente sul giorno, fino alla sera in cui torna, mutato in viola aristocratico, sulle cime.

mercoledì 17 agosto 2005

Lost and Found


spirali di fumo

Non sono sparita... ma annebbiata per qualche giorno.

venerdì 12 agosto 2005

Comunicazione di servizio_9

Come, un post a Ferragosto e dintorni??
Nemmeno per sogno...

Piuttosto, andate in giro...


Tutte le direzioni

L'opera è di Ferdinando Codognotto, scultore, il cui studio romano sta proprio accanto...

Night’s out

Guidare di notte è una metafora. Come le pietrine delle fiabe, i triangolini riflettenti che delimitano il bordo sono una traccia, ma ricostruisce in avanti, perché a nulla devo tornare. Le autostrade, ma soprattutto le consolari sono immense piste di rullaggio. Costeggio o attraverso delle città che parlano. Dicono “Bertolotti mobili” o “Oberdan”. In altri tempi avrebbero parlato con altra lingua, con luci ed ombra e rumori che forse io avrei saputo decifrare come amici o nemici. Girano nei miei specchietti; porto via la loro vertigine di luci come una scia… Punto le violente abbaglianti là dove le curve ingannano e le supero. Poi lascio più miti fiammelle per illuminare gli alberi e gli occhietti nascosti. Arrivano dall’altra parte fari sparati, macchine che hanno fretta di tornare alle braccia fredde dei garage o della scintillante strada. Alle volte incrocio i miei simili, che non corrono, dei cargo che vanno nella notte in un tempo tutto loro, proprietario, come il mio. Questo fluire, questa lenta cadenza è durata qualche volta fino all’alba, che si apre come una bocca al bacio sull’aggressivo, umido profilo della macchina.

Nelle notti di luna, per brevi tratti, nella solitudine che precede l’arrivo alle piccole cime del mio rifugio in montagna, spengo le luci e avanzo così piano da risvegliare la fiducia degli animali. Sono dentro al rispetto primigenio dell’uomo per la natura, ascolto i miei istinti. E’ una solitudine amata. Divento silenzio.

Ma io so di essere fino al midollo cittadina, nutrita da una notte d’asfalto interminabile. Anche i miei due o tre strati di perbenismo si sciolgono in un allegria feroce, passionale. E quando la stessa curva - declinata in venti modi diversi – esce dal buio e vedo davanti a me l’immensa distesa delle luci che mi accoglie, sempre uguale e sempre diversa, sento che sto tornando a la mia Terra, con i suoi alisei, i buchi neri, i movimenti tellurici. Vado nel mixer di svincoli e viadotti, battendo sul volante il tempo del ritorno.

Sotto casa mia le luci gialle sono fortissime. Mi fanno sentire come su una passerella. Sfilo con dietro tutte le mie ombre raccolte nella notte, profumate, verso il sonno.

martedì 9 agosto 2005

On the road again

Immagino una cosa del genere come una gran confusione colorata, con delle isole in cui delle persone esprimono in pubblico (che non è da tutti) quel che meglio possono dare di sé. Può piacere o no, certamente. Se poi partecipano due amici che sono artisti e anche bloggers, non posso che postare il tutto..

Carpineto, poi, sembra un bel paesino. Qui volesse, scarichi il programma della manifestazione, nei link Eventi in rete e in città in basso a destra.

Libri in progress

Non sto più sui miei piedi da quando Loic ha annunciato che intende scrivere un libro sui "blog pour les pro", cioè a dire sull'uso "professionale" del blog: nelle aziende per promuovere i propri prodotti, nelle agenzie di stampa, da parte dei politici, etc etc. Se non ho capito male (il mio francese mi sembra sempre un po' arrugginito), presenta l’uso dei blog come alternativa valida o complemento alla comunicazione tradizionale “pubblicitaria” - considerandolo un mezzo diverso da quelli che sono stati finora i sistemi di diffusione di una marca tra il pubblico o di un qualunque prodotto o bene, sia esso materiale o immateriale - e prendendo comunque in considerazione il senso “comunitario” o di “condivisione” caro all’uso più “personale” del mezzo. Visto che - nel più puro spirito dei blog - lui ha già cominciato a “esporre” degli estratti, proverò a estrapolare alcuni pezzi appena posso, in modo da seguire le idee principali e la discussione che nasce con i lettori.

Da leggere, anche: due pensieri sulla funzione dei blog, di Mantellini e De Biase.

sabato 6 agosto 2005

Estate

Giro nel traffico distratta, tanto che uno in Panda mi avverte della portiera mal chiusa. Io non chiudo mai male le portiere, piuttosto le faccio schioccare come se stringesse la mano alla mia macchina, il mio squalo. I grattacheccari stanno vicino ai ponti, circondati dalle loro collane di sciroppi. Per passare il ponte, è necessaria la sosta del ghiaccio colorato: è così. Il ponte è un passaggio temporale, lo sciroppo una compensazione infantile... Non ci sono più i romani al centro di Roma. La nube purpurea delle vacanze li ha finiti. Mi posso sentire a casa da straniera. Guardare dal di fuori i ragazzi che sgarellano con i motorini a Via Tor di Nona, sui sampietrini scivolosi, e che quando cadono si portano due dita alle labbra come nei film. Posso perdermi per Via dei Tre Archi, così stretta, e immaginare che sono sola, al buio, nella notte. Le mani toccano i muri. Sono freddi come lo sarebbero allora. E non ho paura.

Le mani sentono l'aria dai finestrini aperti; trema e bacia come il mare, quando metto la prima sui lungoteveri e faccio il gesto di carezzare l'invisibile, di apprivoiser le néant. Ferma su via delle Terme di Caracalla mi sorpassa un tipetto in bicicletta, vestito grigio, striscia aderente riflettente verde sull'orlo dei pantaloni, casco regolamentare, mascherina di tessuto grigio. Parla al cellulare, le falde della giacca al vento. Da dietro il Palatino si sta alzando una spessa schiuma di nuvole bianche. Ho fame. Dimentico di mettere le frecce, impegnata a seguire con le mani All blues sul volante. No, non sto guidando veramente. Permetto che mi sorpassino.

Le mani carezzano lievemente le siepi di bosso. Il parco, da questa parte, è più silenzioso. Una stradina di passaggio tra il parcheggio e l'Appia mi permette di scorgere quei terrazzi che mi sogno tante notti, nascosti, deserti, apparentemente disabitati.

Le mani stracciano una foglia di eucalipto. E' un sacrificio alla memoria: perché sto associando l'odore nelle mani ad altre mani ed altri gesti lontani. Per non lasciarli, come altre volte, tra le foglie dei platani, nelle pieghe dell'asfalto, sui lungoteveri assolati e pieni della polvere di un'estate che procede immutabile. Poi la foglia cade. Avvicino il viso alle mani. E chiudo gli occhi mentre respiro, respiro profondamente...

giovedì 4 agosto 2005

Una partita a Pinnacolo

Sono distratta? Ma no. Ho soltanto aspettato a vedere come sviluppava questo thriller...










Che succederà? Annessi e connessi, come al solito, da Rob: Grassilli.

Una citazione

Se avessi dormito bene tutti i giorni, non avrei mai scritto una sola riga.

Louis Ferdinand Céline, Mort à crédit

mercoledì 3 agosto 2005

Elogio della passata



Ho pianto, sì. Come in tutti gli amori veri, non riuscivo a capire perché qualcosa che soddisfaceva i miei sensi mi rendesse così incline alle lacrime. Dovevo anche tagliare, fine fine, senza indugi, ogni conversazione; e di corsa, o avrei finito per rifugiarmi nel bagno, il naso dentro all'asciugamano.

E ho anche riso, sì. La luce de sole era incollata sulla serranda socchiusa. Ogni tanto un raggio illuminava la resistente pelle rossa, che si spaccava dal troppo calore, come se la pentola e l'acqua bollente fossero una metafora vivente della scottatura da spiaggia. Poi ho spezzettato il tutto. Un'analisi impietosa non può che portare alla frullatura completa, ad una nemesi e trasformazione a maggior gloria della teoria della relatività. E di nuovo il calore, mi sentivo come una vampata di vergogna mentre condannavo la perfezione della natura alla perfezione della conserva: troppi effetti collaterali, bollire e lavare e poi pasteurizzare, mentre ricordavo ormai con nostalgia il semplice mordere la carne che resiste e cede in contemporanea, l'apoteosi di ogni frutto maturo. Poi, quale cuoco non conosce quel momento da Pigmalione in cui si assaggia, ci si allontana dall'opera per ammirarla o ricrearla, frutto delle nostre mani?

Niente cucchiai però. Il solo pane. E una conchiglia di sale.