Vulnerasti cor meum
Ponte Sant'Angelo
Nulla mi può più sorprendere se nel centro della città trovo un ristorante il cui tavolo più piccolo è per dieci persone. Intorno a questo tavolo ci sono altri circa 100 posti possibili, alcuni già occupati da intere famiglie o gruppi emotivamente meno identificabili. Due file sono nostre, già apparecchiate di antipasti: Robie (colui che ha trovato il ristorante) mi dice che sopra c’è un altro piano uguale, e immagino di botto cosa possa essere un luogo come questo - nella zona più rinascimentale della città, dove passeggiare per i vicoli silenziosi nel pomeriggio dei giorni assolati aguzza sensi antichi, e si cammina come aspettando che da qualche arco o incrocio sbuchino armigeri dei Colonna o degli Orsini a cavallo, uomini con l’orlo della cappa alzato sugli occhi e il passo felpato, o portantine di cortigiane bordate di preziose nappe, coi portatori scalzi che bestemmiano per il fango puzzolente – quando è pieno, con camerieri compagnoni ed efficienti che potrebbero insegnare meglio di una scuola alberghiera come trattare ogni tipo di cliente. Nulla mi può sorprendere mentre aspettiamo che la tavola un po’ si riempia di coloro che qui si eran dati appuntamento, e mi arrivano gli odori acetati delle melanzane marinate posate sul piatto; ho una fame da lupo io che di solito rispetto orari francesi nel mangiare (scostati al meno un’ora e mezza da quelli italiani). Sfoggio il mio cartellino identificativo (unica urban blogger non tecnica, a parte Mia), sempre un’idea geniale dell’uomo delle idee conviviali, Giovy, senza il quale questa cena mai sarebbe avvenuta. Arriva puntualissimo Tiziano con un fine sorriso inglese che manterrà per tuta la serata, alla spicciolata Senzastile molto stilé nel suo maglione arancione-like my template e Robie e l’altissimo Samuele, aspettiamo altri iscritti che ritardano per il traffico o la pioggia, Antonio, Stefigno, Antonio e Leo. Les jeux sont faits, chi c'è c'è: spam sui disertori. Si mangia, si parla, invidio tutti i cellulari multimediali, Samuele fa un sacco di ritratti che prima o poi vedrete sul suo Flickr, ci sono le puntarelle e i carciofi buoni, il tiramisù è un po’ alcolico; ma il caffè tutto spegne, rimane il dolceamaro bono, al vetro, e le facce che adesso associeremo ai post, rispettando così uno degli assiomi base: il blogger deve prima o poi materializzare gli altri blogger.
L’orologio mio cammina e devo andare a riprendermi lo squalo parcheggiato alla bandita sotto Castello, prima che diventi zucca fuori dal mio garage chiuso per superamento dell’orario. Saluti e baci e alla prossima, ed esco fiancheggiata dal gruppo di uomini che mangiavano nel tavolo da dieci, davanti ad alti bicchieri di birra chiara, tutti grossi come piloni, che procedono a braccetto e aspettano che io finisca di fotografare l’angelo più appassionato del Ponte, nella sua elegante spirale barocca, un simbolo laico del colpo di fulmine.
Il lungotevere ribolle. Prima due incidenti banali, poi quelli che escono dal parcheggio e quelli che lo pretendono, poi Piazza Trilussa invasa dalla gente, poi finalmente via, per i viali vuoti come in agosto, salutando il mio cortile dove qualche vicino nottambulo tiene la televisione accesa forte come in agosto, fino al dissolvermi del sonno.
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