giovedì 18 agosto 2005

Blue is the colour

Le montagne sono ladre. Se la terra avesse le mani, sarebbero loro. Passano da essere mani raggrinzite, aguzze, di strega, a mani dolci di bambino, con le dita rotonde coperte di faggi, che scendono morbide nelle pianure. Poi, ancora più lentamente, arrivano al mare – che è sempre distratto dal troppo carezzare le spiagge -, rubano il profondo blu dell’acqua al tramonto, e lo ridanno alle sorelle più alte, per le loro albe.

I miei gesti sono semplici, ripetuti. Chiudo la portiera della macchina e mi lancio giù per le discese. Mi fermo molto prima di una curva, calcolando lo spazio per improbabili altre macchine che possano arrivare; guardo il blu, che si disfa sotto una luce tagliente, rapida. Penso di non sentire nulla, ma non è vero. C’è un atomo di struggente rimpianto e desiderio che occhieggia in mezzo alle immobili vigne e nell’argento degli olivi. Le curve nere richiamano il colore che voglio ricordare dei tuoi occhi, quando abbassi la testa per pensare e sorridere allo stesso tempo. Adesso dormi, sicuro, sotto un lieve piano di luce che filtra da qualche parte: una finestra, una porta. Le tue mani posate sul lenzuolo sono un bacio per me, ma tu non lo sai. Mentre taglio insieme alle curve l’aria del mattino, per un secondo mi sdoppio e sono là, a guardare la luce che diventa materia di te; ti memorizzo fino ai livelli genetici elementari, ma tu non lo sai. La tua immobilità è serena. La mia a motore spiegato.

Il baretto è chiassoso e i cornetti buonissimi. Lentamente il pensiero si sfilaccia e si sdraia su un divano di quotidianità. Gli impiegati vanno e vengono nel sole di agosto, sorpresi e felici come bambini liberati nel cortile mezz’ora prima della normale ricreazione.
- Cappuccino chiaro, è per lei?
- No. Per me scuro, scurissimo – le mie mani vanno alla base del collo, una spiaggia dolce nella quale i miei polpastrelli finalmente si raffreddano.

Il blu è un silenzio sospeso nei ricordi dell’acqua che lo forma. Il sole lo diluisce a piccoli passi, con rispetto, in un bianco che si posa abbagliante sulle cose: il blu ritorna nuvola e si stira trasparente sul giorno, fino alla sera in cui torna, mutato in viola aristocratico, sulle cime.

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