Bloggg-Natale
Quanti Natali ancora? Quanti sogni
spuntano da sotto le nostre spese natalizie,
dubbi di regali da fare a chi si vuole bene,
oppure a quei
frastornatori di colleghi,
o anche ai vicini da poco genitori.
E' tutto un viavai di cartoline,
luccicano i torroni e strombazza la carta
nelle mani dei commessi spaventati,
strillano i bambini, crollano gli espositori delle pile.
Che odore di salmone e di
frittini...
I camionisti si scambiano auguri salaci dai walkie talkie,
ignorano il silenzio che scende, pian pianino.
Quanto è lunga e densa la vigilia,
scandita dai numeri della tombola?
Chiudi gli occhi. Domani si avvicina.
La passione per i casalinghi
Entro nel negozio
straluminoso, straripante di oggetti,
stravigilato. Entro e mi
autoinserisco in una bolla di sapone, chiusi i rumori fuori, chiusa la fretta e le banalità a pioggia. Ammiro gli oggetti. Mi guardo tutti gli
Swarovski, i bicchieri di
Riedel che sembra stanno per rompersi da soli; gli oggetti
IVV, sempre più pesanti di quanto sembrano e con colori diversi da ogni
pantone conosciuto; i fiori di tessuto, i
sottopanettoni, le tazzine dorate con la
caffettierina, il set di
posatine imprendibili per bimbo van lasciati alla folla che si assiepa al bancone confezione pacchi.
Ad un angoletto centinaia di cucchiaini, decine di barchette, altre centinaia di
contenitorini per
amuse-bouche e
sushi: di qua una serie di penne,
portasoldi, fiaschette da incidere con le cifre ed altri ammennicoli "maschili". Scelgo una
miniature dell'
Alessi che il commesso va a prendere in magazzino. Nel frattempo osservo i gesti precisi, le scatole colorate, le bolle timbrate, l'arricciare di un nastro che poi va, con le sole punte delle dita come i
parrucchieri, disposto a stella.
Vorrei una casa più grande. Dove poter mettere quei grandi vasi diafani. Cassetti dove ordinare le
grattuggine tecniche. Sul tavolo, quell'
alzatina a tre piani, con la frutta. Le padelle, quelle
antipastiere che...
Pago. E poi ritorno in cerca di una forchetta. Da regalare a una ragazza che si emozionava, un giorno, ricordando il gesto antico, familiare, del creare i gnocchi (veloci, con l'acqua che già bolle) sui
rebbi lucidi. I commessi mi guardano con una punta di riso agli angoli degli occhi. La mia bolla rimane iridescente. "
Un regalo simbolico", dico per
giustificarmi. Ma loro sanno, in mezzo al cinismo delle porcellane dipinte mano, una per una, che ci sono tempi speciali nella vita,
sottolineature differenti.
Per un breve momento vengo trascinata dalla frenesia
comprereccia della folla. E' soltanto un attimo. La forchetta, piena già di mattine e di sere, mi accompagna lontano...
'cos looking back it was easy
Oggi era giorno di macchine nere. Altri giorni sono le gru che volteggiano implaccabili tra cielo e terra: e penso a coloro che ne salgono le scale fino alla cabina, che le scendono e tornano a casa, che bevono una birra con gli amici. Cosa sentono, com'è il loro stare bene o male. Ma oggi non toccava alle gru, o ai camionisti, passavano troppe macchine nere: Mercedes e Porsche e tutte le Audi mie sognate, Panda nere, Smart TotalBlack, Mégane e vecchie Ritmo, Cinquecento and so on. Che significa, mi sono detta, quando guardi il nero, gli storni e le loro danze, le ombre negli androni, dietro le finestre delle case? Significa silenzio, ricerca di uno stare ovattata, significa mimetizzarmi nella notte; devo fermarmi, attraversare qualcosa.
Quando quando quando
E' un periodo questo di rabbia. Rimanere chiusa in macchina in un ingorgo
monstre, guardando i miei colleghi
automuniti chini sui cellulari e sul punto di piangere o di urlare, i guizzanti motoristi disperati, gli autisti dell'autobus rassegnati, mi fa chiedere: "
Ma cos'è? Perché prima questo non era mai successo? Dove sono i vigili (insomma, nemmeno potevano fare molto.)?".
Sono arrivata a casa come il vinto in una battaglia medievale e non mi aspettava nessun camino caldo.
Pensavo a quanto questa città che adoro è diventata invivibile con gli anni. A come non c'è a mio avviso volontà di rendere migliore la viabilità (non a pezzetti, ma con un piano complessivo da applicare
circoscrizione per
circoscrizione) l'
illuminazione, la segnaletica (i semafori "tappati" dagli alberi... le strisce pedonali invisibili di giorno e di notte... le buche...).
Per la prima volta mi sono sentita pensare: "
Vado via". "
Ti odio."
Mi costerà recuperarmi.