venerdì 23 gennaio 2009

Scivolare di un tango

Lo so che il cielo non è piatto, che non ha una superficie. Non è quel che mi sembra, mentre percorro la solita autostrada: il cielo non si piega come una sfoglia grigia, non ha la consistenza di qualcosa di plasmabile; non sono solide queste sue righe, le mie mani non possono prenderle, scolpirlo, non si può modificare la capigliatura del cielo creando ciocche lucide con questo gel spesso, grigio, dal quale scendono attoniti gli aerei verso Ciampino e che nesuno guarda tranne me.

Sono movimenti scivolosi. E se guardo giù ne vedo altri, brevi gesti delle persone che i finestrini inghiottono, e se mi concentro posso, come sempre, carpire il nervosismo della mano sul carrello della spesa di una ragazza baciata in mezzo alla strada dal ragazzo che la tiene stretta, o la concentrazione nell'evitare gesti dolorosi di quel signore che sale le scale dentro un androne dipinto di verde. O la tristezza di una Panda che ho visto procedere lentissima, a fari spenti, dentro quel palcoscenico polveroso che è il tunnel del Muro Torto, in una solitaria domenica.

Includo in me questo vedere, questa vita per la maggior parte del tempo ignota anche a noi stessi; questo vivere puro, senza scudi, preso secondi prima di alzare le nostre solite difese. E lo considero come un lento, interminabile tango...

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