domenica 14 dicembre 2008

Del riuso della penna stilografica



Dalla macchina, sotto la pioggia

Ieri mi è capitato di dover andare alle Poste centrali a spedire un pacco. Non ho permessi per la ZTL e dunque ho lasciato la macchina a dormire in garage fino a lunedì. Mi sono avviata con i miei cinque chili circa di pacchettone e quasi subito si è messo a piovere alla grande. Rifugiata sotto la pensilina della fermata dell'autobus (e mumble-maledicevo i mezzi pubblici con la spocchia del guidatore romano abituato a correre-svicolare-strizzare il tempo come un asciugamano) sentivo il tempo che passava, non sapevo se mollare tutto e tornare a casa, passavano i soliti bus vuoti che tornano in rimessa quando alle fermate c'è un sacco di gente che aspetta, passavano dall'altra parte due, tre, quattro bus di ritorno e giù a rosicare, occhiate all'orologio, frasi di consolazione-rassegnazione dette a mezza voce. Ed ecco finalmente il torpedone. Appoggio il pacco sui piedi. Lasciamo spazio e posto ad una signora anziana. Si chiacchiera. Salgono due ragazzini coi capelli bagnati. Salgono due giovani spagnole in vacanza, bionde, seccate dalla pioggia. La signora anziana incuriosita le interpella, vuole capire da dove vengono. Dopo un po' non resisto ed intervengo: e parte una conversazione in cui si mischiano Ostia Antica e la mancanza di informazioni, la muratura romana, l'effetto "abbiamo troppe cose per curarle tutte" e giù capitelli e pezzi di colonne dappertutto, la Scala Santa, la Chiesa dei Cappuccini e le scaramanzie italiane contro la morte. Chi ci circonda interviene, o ascolta.

- Pero es que con esta lluvia no es lo mismo...* - e guardano nel buio, verso i Fori. Guardo anch'io e so che cerco la stessa cosa: il sole, sangue della città senza il quale ogni pietra è morta, ogni gloria sepolta. Le "invio" a Sant'Ignazio, a vedere l'affresco della volta che si muove e si sposta per effetto prospettico.

Anche alla Posta parliamo tra sconosciuti, nella fila: chi con un fascio di raccomandate, chi un vaglia. Persone che trovano fili comuni e che in dieci minuti raccontano incontri, sensazioni e vissuti. E mi rendo conto di essere in un FriendFeed istantaneo della VitaVera del Centro, e riprendo vecchie abitudini prendendomi un caffé al Mercedes Caffé - dove troneggiano vassoi di stuzzichini e l'ambiance è come sempre tranquilla e gradevole - e commentando del nuovo arredamento con i baristi.

Scrivo veloce sul taccuino regalo-di-Kurai-all'intero-RomeCamp con una stilografica regalata dal my wise, mentre ritorno. E penso che il mondo è ricco per chi ne è curioso, per chi è aperto a capire, dentro e fuori dalla rete. E che bisogna per un po' staccare, lasciare le chiacchiere virtuali e il tempo usato nell'osservarle crescere e morire per guardare fuori. La vita è altrove.

*Con questa pioggia non è la stessa cosa..

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