lunedì 5 gennaio 2009

Bimbi, befane e le molle delle sospensioni

Di solito io sono una tollerante, anche troppo, pure vigliacca diciamo. Ma i mezzi pubblici mi danno certi nervi... Oggi tornavo da una mostra nella quale ho dovuto camminare come su gusci di uova per non urtare la quantità di persone presenti, e quel che più ho sentito, nel lieve buio delle sale (al quale non si è abituati, ok, ma l'illuminazione dei quadri, nel periodo storico in cui furono dipinti, era probabilmente quella), è "Scusi", "Prego" e "Ma le cornici sono quelle autentiche?". Uscita e fatta una camminata veloce, ho affrontato il tabellone della fermata, una buona invenzione che, se il tuo autobus è a 22 minuti dall'arrivare, permette di andare a prendere un buon caffé a due metri dalla casa di Madame Mère. Poi, schiacciata all'inverosimile, con i gomiti di altri nelle costole e sbatacchiata come in un tritaghiaccio, senza poter nemmeno riflettere un secondo su altro che non fosse la semplice sopravvivenza spaziale, ho espresso un desiderio alla Befana dei grandi, che c'è, anche se di solito dorme. Perché mi mancava un po' di musica e lo sfrecciare adrenalinico nella solita Calcutta del traffico, ma anche il bello di una città più umana.

Perché non mi piace, ma finché gli autobus non passeranno, nelle ore di passeggiata-vascheggio-saldi and so on, ogni dieci minuti o anche meno, io non mollerò la macchina. E finché gli autobus elettrici non saranno la maggioranza, in centro, con una frequenza anche maggiore, un po' più grandi e con le sospensioni a posto (per dire, sono sicura che i camion di Overland le hanno migliori) io non mollerò la macchina. Soltanto così, forse, la città potrebbe respirare..

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