giovedì 4 dicembre 2008

E cominciarono i giorni a diventare sabbia

Il mare viene ai miei piedi, le onde piano piano s'immergono nella sabbia, finsicono, una dietro l'altra, meste. E' un tramonto morbido d'estate, che promette un'altra giornata altrettanto mollemente adagiata sulle vacanze o le possibilità delle vacanze. Guardo il mare con in mano un flacone di Chanel n° 5 che non oso aprire, me lo tengo per l'intimità della mia stanzetta, nel mio pianterreno, lontana dal mio gatto che odia i profumi: è stato il primo regalo. E anche abbracci e sorrisi di amiche che non ricordo, di altre che non ci sono, di persone che ora nemmeno saprei riconoscere per strada. Matite per gli occhi e pennelli per il fard, tutti tentativi dei miei compagni di questo periodo di tempo, com'è poi sempre stato, di migliorarmi, di togliermi i capelli dal viso, di tirar fuori lo sguardo da dietro gli occhiali, e forse anche un sorriso. E' tutto molto bello, la festa organizzata includendomi in un'altra ("così lo celebrate tutt'e due insieme" - e ora nemmeno ricordo chi era lei), cibo e musica e quel tramonto che mi entrava dentro al cuore come una lama; e immagino, perché nulla ricordo e tutto ho rimosso con ferocia, mi sembra ad un certo punto sono come sempre fuggita, baciato ed abbracciato e ringraziato tutti - perché sono educata - e subito già lontana, sola con me a tamponare la confusione e a dirmi che in fondo hai detto sì, che è tutto indifferente, che dopo tutto hai soltanto compiuto trent'anni.

Non era niente. E' adesso so che le onde venivano a me come un ammonimento, che avrei abbandonato l'odore delle strade per entrare nelle cartoline del'ipocrisia. Che avrei avuto un'altro tipo di ansia e le avrei guardate con il pensiero altrove. Lo smarrimento del futuro s'insinuava nella brezza. E la sabbia era il tempo che cominciava a scorrere.

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