Primo: non sprecarsi
Adesso vi racconto una storia vecchia: c'era una volta il blog come condominio di casette fate a mano, collocato fuori città, raggiungibile facilmente e che gli abitanti tentavano, infantilmente, di trasformare in una comune, dividendo colori, esperienze e sensazioni. Poi arrivarono i classificatori, che diedero nomi all'innominato - creando un preciso linguaggio, e con esso, un potere collegato - presero misure e fecero valutazioni, e coloro che abitavano negli attici ma anche coloro che si affacciavano ai primi piani, presi dai flash sparati dagli sconosciuti e dagli sforzi per mantenersi giovani, evitarono di sistemare le perdite d'acqua che gravavano sui vicini di sotto, e non c'era più nessuno quando finiva lo zucchero al vicino. Un temporale, un maelstrom: galassie venivano create e buchi neri inghiottivano la materia delle conversazioni... Seguì un epoca di assestamento: alcuni fuggirono, altri provarono a specializzarsi diventando così indispensabili artigiani; altri rimasero esempio da tenere sul comodino, un po' alieni ma sempre coerenti. Nel condominio serpeggiava e poi colpì ogni androne ed ogni pianerottolo una malattia subdola e curabile soltanto con l'amputazione: la superficialità, il perdere di vista uno degli obiettivi umani migliori, che è dare qualcosa all'altro, ed eventualmente riceverne qualcosa in cambio. Crebbero le applicazioni sociali che presto si trasformarono in bar, macchinette del caffè e portierati virtuali dove ci si radunava per cincischiare e fazionare: e io, sempre più spesso, mentre chiudevo il computer per andare a leggere come tutte le sere, sentivo che era ora di fare lo zaino e scoprire nuovi mondi, meno inquinati.Detto questo, procedo a ridurre tutto il non indispensabile: presenza assidua su FriendFeed, e rischio di chiuderlo, perché quel che scrivo o condivido non interessa a nessuno (quel che mi interessa davveroposso sempre trovarlo a casa degli autori, ma in alcuni casi lo trovo lì) e per il troppo rumore; molti feeds, perché voglio rispettare coloro che scrivono e che aggrego leggendoli, non marchiandoli come già letti; e un sacco di twitters che cinguettano cose che alla fine non suscitano in me grande curiosità, oppure le fonti di informazione, che mi riempiono la pagina di notizie e oscurano le voci di chi voglio ascoltare. Come chi pota i rami di un albero cresciuto senza tutore.
Il blog rimane, scarno come sempre, senza filmati, senza pubblicità, brutto; anche se di questi tempi i blog sono nuvole sparse e non più luoghi curiosi da esplorare, esso rimane la stanza tutta per me, e alla mia casetta virtuale ci tengo. Sarà un blog senza trackbacks, il diario silenzioso, banale, di una che ama compulsivamente alcune persone, e poi leggere, le città, e la musica tutta.
Con questo, saluto ed auguro a voi tutti, amici, vicini, ex-vicini, passanti occasionali, un Buon 2009.
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