martedì 16 maggio 2006

Alle volte vorrei che i pesci si cucinassero da soli

- No, signora, non deve toccare le etichette....

Distratta, sto studiando la provenienza (allevamento, bleah) di una trota panciuta che sembra finta, in mezzo al ghiaccio del reparto pesce, e anche leggermente tirata, circondata com'è da seppie di Anzio che hanno sputato rabbiose tutto il loro inchiostro sul polistirolo dei contenitori e che traduco visivamente dalla massa informe ad un profumato intingolo con dei piselli freschi, magari presi alla bancarella di una delle mie venditrici preferite del mercato, che oltre a frutta e verdura porta tutti i giorni rose prese dal giardino di casa, vicino ai suoi terreni; niente ibridi, vere rose brutte, selvatiche e profumatissime. Gli occhi del ragazzo sono attentissimi alle distrazioni dei clienti, manifestano l'urgenza di far passare l'attesa il più velocemente possibile, ma anche l'autorità del capo territorio, pur nei suoi scarsi dieci metri quadrati. L'altro addetto pulisce i miei calamari, ne trincia i becchi appuntiti. E se anche loro fossero bloggers?, penso. "Il pescivendolo del discount", "Il blog del tagliatore di pesci", "Due rosette bianche grazie", "Scusate, questa cassa è chiusa" e così via. Mi piacerebbe indubbiamente leggere e commentare le impressioni che si provano dall'altra parte del banco, e questo soltanto i blog possono farlo.

Io, ma non soltanto, e non da adesso, credo che i blog siano un punto fermo nel futuro del web. Zambardino lo disegna chiaramente in questo paragrafo, parlando di MySpace: "[..] Bisogna pensare a cosa significa sul piano umano, sociale, culturale un "luogo" dove milioni di persone, prevalentemente giovani e giovanissime, possono creare la propria "stazione" di trasmissione. Da questa possono, scambiando messaggi, link (quindi conoscenza), conversazioni e file, creare una propria vita sociale autonoma, cioè diventare gli adulti di questo tempo. Non che il fenomeno sia nato con Myspace, questa è semplicemente internet e la sua capacità di liberare conoscenza e relazioni sociali. [..]"

Ma è Loic, il mio personale presidente dei blogger, colui che lo dice meglio, nella sua introduzione a Innovate! Europe 06 (traduco liberamente dal francese. Qui in inglese) :

"[..] La nostra sfida è adesso quella di condividere il fenomeno [blog, reti sociali, software sociali, etc, N.d.T] con i non-geek, con gli amici dei bloggers, coloro che non conoscono ancora queste tecnologie o non ci tengono a conoscerle. Devono soltanto sapere quello che possono fare grazie a loro. Dobbiamo inoltre facilitare la convergenza tra testo, audio e video e renderla accessibile al più gran numero di persone possibile."

No, non dimentico il digital divide... Ma spesso penso che mi piacerebbe indubbiamente leggere e commentare le impressioni che si provano dall'altra parte del banco del pesce, come la vedono i parrucchieri, cosa pensano i solitari pizzardoni mentre cambiano i tempi dei semafori, etc etc a piacere, e questo soltanto i blog possono farlo.

Stasera, però, niente più ricerche. I piatti li rimando a domani. Via con il ripasso di vecchi film. Footloose, Nosferatu, 2001? No, no. Sevillanas.

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