Basta uscire e un po’ di fortuna
Prima di diventare una Perpetua (mutuo il termine dal suo coniatore, ma con ironia, senza perdere d’occhio le discussioni sul filo da lui intessuto in proposito) vorrei non perdermi molte, molte cose da fare o da vedere nella mia Roma-Calcutta. Ma riduciamoci e stringiamo, perché maggio mese dei fiori arriva in velocità: dal festone di domani è tutto in discesa verso l’estate. Scrivo e traduco mentre i gruppi provano sul palco e mi arrivano spezzettati accordi, note di basso che scoppiettano in pancia, voci di donna. A maggio mi vorrei ridurre alle passeggiate o esplorazioni possibili di piccola entità, o in un quartiere solo, dove sia ancora possibile sentire il tempo come un entità solida, in cui ci sta tutto: architetture e odori, rumori degli alberi e gesti delle persone.Il quadrilatero di edifici tra via Nizza e la Nomentana nasconde piccoli gioielli come la libreria Minerva a Piazza Fiume (dove ieri non ce l'ho fatta a resistere alla copertina di Cargo), il mercato di Via Alessandria e gli edifici della fabbrica Peroni, e alcune case contagiate a distanza dal non lontano Coppedé. Ci sono piccole gallerie come oredaria, dove ancora e fino al 6 maggio sono visibili alcune fotografie (molto particolari sia come tecnica che nella composizione) di Franco Fontana, oppure mondobizzarro, che presenta artisti e illustratori spesso un po’ troppo hard per i miei gusti, ma non per quello meno interessanti. E in fondo a via Reggio Emilia c’è il Macro, che ospita opere sorprendenti di Leandro Erlich e gli iperrealismi ironici di Erwin Wurm (fino al 7). E il 23 completerò con un giro all’Auditorium per vedere i Ramones di Pablo Echaurren, che anche se non ho mai amato troppo con il tempo ritengo sia migliorato, e poi per i Ramones questo e altro. Il festival della fotografia continua ancora e, approfittando che una delle due mostre di Mario Dondero sta proprio di fronte alla chiesa tutta in legno di Santa Maria Madre del Redentore, un'altra mattinata andrà spesa a TorBellaMonaca, sotto le Torri. E per finire, ma non è tutto, una meditazione: la mostra sul Tibet di Giuseppe Tucci al Museo Orientale, il Tibet del Kailash e di una spiritualità per me, spesso, irraggiungibile.
E quando sarò diventata una Perpetua… andrò spesso a passeggiare all’Orto Botanico o al Roseto, tra poco esuberanti di odori e piccoli, preziosi templi di silenzio.
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