sabato 29 aprile 2006

Back in the night


Strada consolare, di notte

Un secondo soltanto di silenzio entrando nella macchina. Percezione degli odori della giornata o del sonno. Trovare naturalmente una posizione. La cintura, lo scatto della chiave. Permettere ai pensieri di snodarsi come capelli prima prigionieri da un nastro. Mentre mi sposto sopra le colline intorno a Roma, attaccate ad essa da cordoni ombelicali che sembrano traslucidi sulle foto aeree, sento dietro la luna che mi segue come una bava bianca e si ferma soltanto davanti ai boschetti fitti dove le abbaglianti scoprono riflessi di animaletti che fuggono. In un tempo breve, diciamo venti metri di percorso, il buio là davanti, compatto. Per due o tre volte entro in questo nero che non è bocca che ingoia né luogo dove si sparisce, e subito dietro mi sento accesi i fari di altre macchine, o m’incrociano moto spaventate e rumorose che mi schiaffano addosso un occhio ciclopico. E non posso spegnere i miei anabbaglianti per un momento, soltanto il tempo di attraversare quel pezzetto di asfalto e alberi cupi e sentire di oltrepassare il buio, sentire l'intensa gioia di uscire alla carezza della luce. Come quando tornavo a casa di notte per le strade scure, illuminate soltanto dalla luna, nella Castiglia di mia nonna, passando in mezzo alle zone d'ombra tutta trattenuta, animale, affamata di quel sole sostituto.

La luna ride. I seminativi stanno sotto un bisso sospeso di foschia. Borghetti e traverse cittadine mi feriscono gli occhi mentre il mio squalo fende obbediente la notte verso casa. Le mie sensazioni sono rimescolate, impure. Ecco che mi si stende davanti il tappeto di gioielli della città che dorme, chiusa all'interno del grande raccordo. Lampioni e lampioni, vuoti da cornacchie e da gabbiani. Persino la lampadina che illumina i fornelli di una cucina lontana mi copre come un manto di luce e un po' mi soffoca. Dallo specchietto, sul cavalcavia, vedo la notte abbandonarmi. Il rettangolino di buio diventa sempre più piccolo, come un pianto di bambino che si placa nel sonno. Ma il cuore è rimasto nel bosco.

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