La città
Foro Romano
Appena ho visto apparire sul Reader, seduta sui gradini dello Stadio delle Terme a Caracalla, mentre sopra mi volteggiavano strillanti un centinaio tra storni e gabbiani, una parola sola, ho pensato, a caldo: "e mo' dovresti chiudere anche tu".
Ma sull'autobus, oggi, trambustata di ritorno dalla Libreria Spagnola dov'ero andata, ben cronometrata rispetto ai miei tempi sabatini, in cerca di certi libri, mentre guardavo fuori dietro a tre signore svedesi che non erano mai uscite dal centro - e ciò significa che non avevano visto che marciapiedi e strade lindissimi, aria levigata, una città fatta di e per turisti come loro -, e che indicavano ridacchiando i centurioni cinecitteschi che sostano vicino a quei cento metri del Foro di Augusto e di Nerva, dietro i quali c'è la più bella cartolina dell'insieme di secoli che hanno fatto la città, mi sono detta: "Sei intontita dallo stress e dal poco tempo tuo. Nemmeno un idea, ti viene. Semmai ti viene, non hai tempo. Il gatto che si morde la coda". Malinconia, struggimento sempre uguali col passare degli anni.
E poi sono transitate davanti ai miei occhi le colonne del Tempio di Marte Ultore. Ho mangiato il loro bianco nuovo con gli occhi, pensando a Kavafis.
Non troverai altro luogo, non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro.
Scriverò ancora.
Apdeit: Anche il Garba scrive ancora!!! Evvai.
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