sabato 8 dicembre 2007

La grande bouffe



Foglie, fontane laterali

A me non piace passar per intellettuale. Sono una divoralibri compulsiva e ciò mi mette, mi classifica direi, tra i malati di qualche tipo, cioè tra i normali. E allo stesso modo mi piacciono alcune architetture, mi danno un senso di appartenenza: il Palazzo dei Congressi è una di queste, con tutto il suo marmo, il porfido nero, gli ambienti razionali, i grandi finestroni, i pannelli di Severini, il legno alle finestre, il bar con i mosaici.

- Un caffé l'ha chiesto lei?
- Due, uno macchiato.
- Questi occhiali sono i miei? (un paio di occhiali leggeri sono posati sul banco)
- No, i miei.
- Ah, ecco i miei dove sono (appesi al collo).

Sorridere. Girare il cappuccino con una minipaletta: attrezzi monouso per quando ci sono le fiere. E non è bollente come lo volevo. E vorrei sedermi a mangiare un'insalata, ed essere servita, per una volta, monouso anche qui.

Al secondo piano stanno editori che non avevo mai visto né letto. Libri che parlano di Roma, raccolte di inediti, stampe alternative, racconti per bambini delle editions du dromadaire. E fa caldo. Due famiglie mangiano i panini portati da casa nella borsa termica. I ragazzi degli stand, pizzette e panini, nascosti nelle scale interne, con lo sguardo perso - spenti per qualche minuto. E poi via. Le loro scatoline per i soldi delle vendite, tutte diverse. La gente che passa e prende i cataloghi. Prendere è il movimento compulsivo del visitatore. Il catalogo come simbolo del rimandare. I collezionisti di segnalibri.

Sulla ringhiera esterna delle scale dell'atrio c'è una Babele di fogli e dépliant sui quali ci si appoggia per telefonare. Le nuvole di fuori si squadrano velocissime, blu e rosa, dietro ai finestroni. Mi fermo un attimo a scrivere, a fissare queste sensazioni. I serpenti del Bioparco dormono sotto le calde alogene allo Spazio Ragazzi. Tante orchidee e nessun odore. Le buste, cumulate in una, mi pesano sulla mano. Mi siedo a sfogliare un desiderio, tra i tanti di questa editrice. E poi vado, nel momento in cui la ressa diventa insostenibile.

L'aria fredda, fredda, fuori. Vedo degli occhi belli, le mani nella mano di tanti ragazzi, i paltò delle anziane: come tanti animali verso l'arca del leggere...

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