Mattino & freddo nelle ossa
Saluto il mio garage-man. Gli allungo il giornalino gratuito che tento di portargli tutte le mattine, perché legga e veda di meno la tv; entro in macchina. Un secondo di stasi: le altre bestie di metallo stanno lì in attesa, davanti c'è la parte di piastrelle gialle della zona lavaggio, il tubo a molla dell'acqua (o dell'aria, non lo so), stracci appesi. Il garage è quasi buio. Di fronte, l'uscita, un quadratone che si apre sullo scatto del cronometro di un altro velocissimo mio giorno.No, mi dico dentro, guardando verso i piedi, verso un buio grigiastro. Oggi non voglio uscire, voglio rimanere nel silenzio e al massimo essere cullata dal rumore degli allontanamenti, finché resti completa solitudine, finchè arriveranno i meccanici e un bel vassoio di caffé caldi: e pensare un po' a come vorrei essere e non so. Ma l'aria fresca s'infila nel centimetro aperto del finestrino, odora di qualcosa che mi apre le braccia e gli occhi e dunque avvio, cominciando a leggere la luce che scrive incessante tra le righe lasciate dalla prima rugiada fredda sulle lamiere di furgoncini e automobili, sfilando sotto il battaglione dei lampioni.
I merli stanno ritti sull'erba bassa, assorti in un pensiero ornitologico: seme o bruchino? Il giorno è posato sulle foglie degli alberi che ancora resistono al fuoco dell'autunno. Il giorno è scritto sui visi di coloro che incrocio sotto i cavalcavia, come tutti i giorni, ognuno con la loro mega o minibolla di personali circostanze che lo muovono e guidano: e non so se sentirmi circondata e difendermi o accolta e affidarmi. Rallento per guardare di nuovo la gelida rugiada, il vetro del cielo rotto in mille miliardi di cristalli sull'erba bassa, e sentirne l'odore...
La sera, poi, le scapole doloranti e non so perché. Non vorrei emettere una comunicazione di servizio_influenza. Ma se per caso c'è un po' di silenzio qui, ecco, decollate alla ricerca di nuovi spunti: sono stati proclamati i Bobs. Buone letture.
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