martedì 30 maggio 2006

Notturno

Ho sognato un enorme foglio scritto, scritto nel mio corsivo impaziente. Io non c'ero, il foglio cresceva e cresceva, morbido come un lenzuolo. Cosa lascio di me, scritto? E' vero, tanto, forse troppo. E non tutto qui. Sarà. Adesso il ponentino vero regna sulla notte di questi primi caldi, ed è un po' che penso all'aerosol di cortisonici che mi tocca fare dopo questo post oppure soffocherò di nuovo anche stanotte per la maledetta allergia. Sto traducendo e come succede spesso, scrivo insieme: il diario, i post del blog, appunti di emozioni. Non ho molto tempo per scrivere, e per un'alchimia tutta mia o forse la più normale consuetudine alla fretta, riesco a dare il meglio se ho insieme un po' di confusione: l'amore tradito va bene con i manuali delle lavatrici industriali, le descrizioni dello spleen magico della città con gli articoli a sfondo religioso, le certificazioni e i contratti portano spesso alle piccole poesie. Perché? Non lo so.

In sottofondo Sergio Mendes, roba con cui sono cresciuta, revisited da un bel po' di gente. Le dita martellano con cura la tastiera sotto queste trombe sensuali, con Mr. Wonder all'armonica, i pezzi rappati ruvidi mentre le percussioni e i musicisti ondeggiano come nelle canzoni di Paolo Conte. Mi faccio il solito caffé, ma l'estate incalza. Due cubetti di ghiaccio. La notte avanza.

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