martedì 13 maggio 2008

Mascherina Delaire tempestata di strass

Sarò una dei pochi a cui non viene un frisson gelato quando deve andare dal dentista: perché lui è il solo che può ricostruire l’integrità affollata del mio sorriso, o distruggere Mr. Tartaro, il cumulatore di calcare. Mentre aspetto nella saletta con i divanetti coperti da tessuti tipo chintz, sfoglio distrattamente non le riviste standard degli studi dentistici, ma i suoi cataloghi di materiale medico ortodontico, mimetizzati nella libreria: dai barattoli di anestetico agli strumenti di tutti i colori e finitura di punte che servono ognuno per un lavoro microscopico, alle spazzole e le cannule e i gommini e i paradenti e le tronchesi e le pinze e le viti di tre cm. E dopo che ho visto questo, una pulizia dei denti è una passeggiata. Chiudo gli occhi, mi levo gli occhiali e tento di non riaddormentarmi mentre lui e l’assistente vicinissimi e mascherinizzati scavano nei colletti dei molari e ogni tanto mi mandano un gettino d’aria tra gli incisivi, con la scusa di togliere qualche granello, per farmi sobbalzare.

Adesso ci vorranno due giorni di acqua a temperatura ambiente e caffé id., in attesa che i denti ridiventino insensibili. Perché domenica c'è La Race, un idea di Evylyn cui io ed altre coraggiose bloggher/twitteresse abbiamo aderito (sperando di non cominciare a pant-pantare dopo dieci metri di semplice camminata) nella quale sfoggerò il mio sorriso detartarato in segno di solidarietà e di speranza...

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