Un accento proferisti
Dovrei riflettere, un pochino almeno, su come continuare a scrivere nel blog. Finché ogni giorno uno ci si disciplina, naturalmente o perché lusingato dalla lettura e l'attenzione altrui, tutto va bene. Ma appena questo tempo del comunicare viene preso da altre priorità - oppure anche, come sta succedendo a me, vedo blog di tutti i tipi scritti dapertutto e da tutti, spesso per moda, e sento un po' una certa stizza da intellettuale - mi riprende un po' la sensazione del "troppo", che mi basti aprire un giornale qualunque per venire sommersa da spunti e da curiosità, e questa Babele mi da noia, una cosa che si da le botte con il mio concetto di comunicazione. Mi rifugio nei libri di carta e nei film come nell'era pre-blog, esploro interi mondi monotematici (è un ovvia reazione, penso, alla molteplicità delle opzioni mediatiche) ma nemmeno questo basta.Ieri, poi, scopro che uno dei blogger "tecnici" che più rispetto ha scritto una lapidaria su Twitter, che a me continua a divertire, ma anche lì il baco babelico si è insinuato. Mi chiedo se sarà il caso di fare marcia indietro e ripensare questa stanza tutta per me, come dire riarredarla (e non parlo del template, che mi sta bene così), riprogettarla in modo che renda di più il mio attuale concetto di comunicazione blogosferica: più insegnamento-riferimento, senza perdere il mio sguardo sulla città; meno bombardamento di input e link. Qualcosa di molto vicino, ma all'occidentale, all'haiku, allo zen....
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