Timbratura in uscita
Il venerdì è giorno di lettura: riviste, inserti, Romac'è e RomaCheap. In tuti gli altri giorni c'è come l'embrione del giorno dopo con tutte le vicissitudini. Il venerdì no: torno a casa e vedo alla finestra, alle 20.30, ancora un barlume di luce diurna. Sono tre ore in più circa di quando ricambia l'ora legale, a ottobre, e io sprofondo un po' nello spleen invernale. Questo surplus di luce mi permette di rallentare completamente, per così dire di spegnere il motore e rimanere un po' come a settimana chiusa, per poi aprire lentamente i finestrini del sabato e lasciar passare la leggerezza del fine settimana, la lentezza dei giorni senza orologio.E' il giorno in cui penso: Dai, una scappata a vedere il nuovo centro commerciale-monstre. Per curiosità. C'è andato anche Garbaland. E' il giorno in cui provo a vedere una mostra sulla Vespa e gli anni '50, in quest'albergo dove mai potrei altrimenti mettere piede; io adoro gli alberghi, case prestate che raccolgono brevi vissuti in un libro di mattoni e intonaci pastello. Ovviamente, dopo quattro giri di ricerca di parcheggio (i lettori romani storcono il naso: "Intorno a Via Veneto? Ma è come parcheggiare in terza fila davanti al vigile: da pazzi!"), mi sono detta: "Ok, ci hai provato, appena puoi ci vieni con i mezzi, eh?".
E finalmente mi sono rifugiata, stanca, in questo post con canzoni di vecchi film.
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