sabato 14 aprile 2007

I love Scalextric



Se come al solito finisco per perdermi nei meandri delle iperboliche uscite della Roma-Fiumicino verso le nuove zone commerciali e/o fieristiche, ma anche verso ampi settori di nulla con l'impossibilità di tornare indietro via una normale uscita a trifoglio che ci rimetta sull'asfalto e non su strade misteriose coperte di fango e di buche, poi non posso continuare normalmente, come se niente fosse. Fuggendo da una piogerellina ridicola entro nel Mac appollaiato nell'area di servizio, dove alcuni bimbi celebrano una delle loro feste di compleanno a tempo, seduti per terra, tra il meganegozio e l'entrata di avventori affamati di scatolette e patatine+koka.

Una penna, volevo soltanto una penna. Non c'è, e vabbé. Un orgia di prodotti luminosi, inscatolati o intristiti, appesi là nel silenzio, assorbendo l'odore di fritto, ma non una scatoletta di colori. Allora ben venga un Blocco Enigmistico, metafora perfetta di come io affronti di solito la segnaletica stradale che appena usciti dal Raccordo investe da ogni dove le mie deteriorate capacità di attenzione. E rumino una Rotella e rinnego nella mia linguamadre contro le decine di gru che stanno su collinette che fino all'altroieri contrastavano il cielo con un'esplosione di gialli fiori di senape; perché per poter vivere bisogna potersi anche muovere, senza perdersi, a piene luci, senza doversi rintanare in nuovi quartieri che stanno come barche in panne in mezzo al mare del nulla. E vado a rifugiarmi nell'Eur dove c'è l'umanità: i venditori di rose si avviano verso la notte, dentro una BMW un ragazzo si sistema accuratamente i capelli mentre i suoi due cani puntano i loro nasi verso il semaforo, un mendicante si allontana con un zainetto verde, com'è verde e spento oggi il Palazzetto dello Sport, come la nebbiolina verde che galleggia sopra il laghetto, dove si specchiano i palazzoni come fossero Moai de noantri. Com'è verde la doppia fila di pini della Cristoforo Colombo, dove sento riposano, e ci guardano, bimbi immaginati seduti sui rami, che lentamente piegano il verde lavato delle chiome, lo sfumano nel nero della notte, dormono sognando il fiume bianco dei fari delle macchine...

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