venerdì 20 aprile 2007

Una poesia

Cosa posso chiedere a te, amico fragile,
dalla vita già così piena di foglie che scalpitano
per essere viste, sentite e cantate. Difatti taccio.

Eppure avrei bisogno di non guidare, io,
qualche volta. Di poter
guardare il cielo come da un terrazzo,
con accanto le ali della città, i suoi panni stesi,
e immaginare che sotto non c'è nulla, che il tempo
non è più da correre.

Abbandonata a te come se fosse l'ultimo giorno
di vacanza nell'atollo
e ognuno partisse, dopo, per un lungo viaggio.

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