sabato 14 ottobre 2006

Minimal tourism



Everso II degli Anguillara, particolare dello stemma - Ospedale di San Salvatore, Complesso San Giovanni Addolorata

Ci sono due cose che Roma ha e le altre no: i gatti e le carpe. Non c'è un posto dove io non li trovi: abituati al loro mantra di acqua, o alle voci nature dei cortili, sono compagni silenziosi. I gatti, guide sornione che guardano sdegnose i luoghi dove la storia si è fermata; le carpe spesso enormi, capobranco orgogliosi di specchi vellutati, di muschio e capelvenere, vicini al marmo degli stemmi di casate sepolte per sempre.

E c'è una cosa che Roma ha e le altre no: la stratificazione. Passeggio a perditempo all'interno dell'ospedale San Giovanni, chiedendomi se Frank Gehry vedrà mai le curve, le volute ed i piani di acciaio che formano, sul tetto dell'ala nuova, l'impianto di condizionamento, lucido al sole come un'armatura; e se mai vedrà, sotto, la strada romana, le stanze e i passaggi, i mosaici semplici, gli orci di grano o di olio visibili negli scavi della casa di Domithia Lucilla, madre dell'imperatore Marco Aurelio.

- Io rimango ammirata quando vedo le statue, quelle che stanno in centro. Come facevano, con quali strumenti lavoravano così bene? - una infermiera esce a prendere una boccata d'aria. Conversiamo per un po' tra le mura romane. Lì vicino ci sono delle catacombe. Forse... Ma il cellulare squilla, ci salutiamo.

Da una parte si affacciano gli stilemi del ventennio: travertino e linee pure, i mattoni che ricordano quelli classici; dall'altra i corridoi, le porte seicentesche, colonne nei cortili geometrici. E capitelli, sarcofaghi sparsi con Pietro e Gesù e in mezzo il gallo; o anche Poseidone e (forse) Teti. Una coppia di turisti è entrata in un cortile di corsa. Cercano qualcosa con gli occhi che non sanno, non ancora. Perché bisogna circoscrivere la propria curiosità per distillare l'umano, per toccare il tempo che passa: fermarsi a guardare i soliti dieci strati di quei colori rossi e ocra che sono la pelle dorata della città. Loro hanno un solo mazzo di carte, con tutte le figure belle plastificate, mentre noi cittadini adottivi ormai abbiamo tante, ma tante carte marcate... Ridono gruppetti di medici; passa un prete con adosso un camice svolazzante, chino in avanti. E come sempre, in mezzo ai pratini dove ora fioriscono le yucche, c'è la fontana con le sue carpe stizzose; e sotto la siepe dietro al portico antico dormicchiano due Romeo, i gatti del Colosseo, e aprono un occhio solo quando passo...

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