sabato 21 ottobre 2006

Un autunno non spietato con tutti



Giro con una giacchetta antipioggia presa con i punti del gasolio, e porto in borsa un'Iliade 10x15 stampata su carta velina. Ho davanti alla caviglia sinistra un livido grande come un toast, e mi sono presa una cotta per due piedi piccoli e perfetti, cui penso a tratti, quando sono troppo sopraffatta. Devo rifarmi l'henné.. O Ulisse, in prudenza pari a Zeus, stacca ben lontani dalla mia macchina i bordi dei marciapiedi, i gardrail, i muretti. Tienimi sveglia finché finisce questa canzone dei Deep Purple. Lascia così i semafori, giallo lampeggiante continuo; evita che queste due donne ferme a parlare in macchina spengano quei fari che occultano loro e tagliano a me i pantaloni evidenziando vecchie macchie che non superano nessuna pubblicità.

Io non so suonare, non so cantare; sono come una bambina, ma non importa. Seduta vicino al quadrato di poltrone del La Palma, riesco a vedere l'ombra di un'animale rosso scivolare sugli occhi del cantante e lì restare per diventare il suo personale camouflage per la notte. Riesco a vedere la luce vistare con un Ok d'argento le dita che scivolano sapienti su una tastiera. Riconosco il tremito di una mano che crea insieme una carezza e un suono. E so respirare il passaggio dall'impatto del palco alla serenità del lavoro compiuto. Il gruppo rimane compatto e serio dietro la banchetta su cui Luca cambia le sue chitarre, introduce le sue canzoni, comunica con i bordi degli occhi, ascende e non vuole cadere mai. Il suono - più lisergico, molto elettrico, con ai bordi pianismi sognanti che stanno come l'oro sull'icona e il ritmo due ottave meno protagonista del solito - emerge potentissimo e sostiene la voce: una voce issata, dai muscoli tesi. Mi piace risentire le vecchie canzoni, mi piace vedere come si evolvono i rapporti tra gli strumenti: in Discografia c'è un condividere tra pari. C'è un futuro dietro a questa serata: il domani suona forte, tutto bene. Possiamo andare dietro alla porta, chiudere gli occhi, ripartire, guardare negli occhi coloro che applaudono, che ci amano.

Ci sono notti da cui non vorrei mai uscire. Cammino e scrivo con la mente, come tanti prima di me, tentando di afferrare una metafora o un concetto che poi ruberà Morfeo, il collezionista di attimi. In mezzo un breve accordo di due note esce dalla radio, o m'interrompe la fissità illusoria di un aereo che scivola su Ciampino. Una casa illuminata da diverse tonalità di luce viene ornata da un lungo fogliame di nuvole. Tutto succede contemporaneamente. Impossibile fermare le immagini.

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