giovedì 8 giugno 2006

Un'altro, Jack?*

Io le multe le pago. Se mi ha detto male, vado al palazzone sulla via Ostiense, affronto il sopracciglio perplesso dell'incaricato delle contravvenzioni (potrei quasi leggergli nel pensiero: Come, paga due giorni dopo? - Oh, quasi quasi stacco e mi vado a prendere un caffé), l'indolenza della cassiera e il cartello "Riservato al Personale - Esecuzioni", che sta un po' defilato, vicino ad una porta quasi sempre chiusa, e mi fa venire sempre i brividi e un mezzo grammo di curiosità che non oso soddisfare con una banale, semplice domanda. Esco. In mezzo ai due ascensori c'è scritto "Vigili i romani vi odiano" e con una freccia che esce dall'odiano: "Io vi adoro". Non posso evitare di sorridere... E' tutto un po' semideserto, sull'Ostiense, alle 15.40. Gli addetti AMA puliscono le strade con l'acqua a pressione e scoprirò più tardi che la fiancata destra dello squalo è marezzata come se i Kraftwerk avessero fatto una cover di un dripping di Pollock. Arrabiarsi? No, prima devo entrare nel silenzio della Montemartini che a quest'ora è perfettamente solitaria, nessuna fila né turisti né niente; i custodi chiacchierano e le fontanelle col rubinetto a forma di testa di cinghiale lasciano una traccia di colonna sonora sopra, davanti o dietro al vento nei platani e al rumore basso dell'aria condizionata, che sembra uscire dritta dalla caldaia Tosi. Le macchine sembrano grandi muscoli palpitanti, con i loro tatuaggi di orologi e targhe di costruttori. Le statue richiedono a gran voce un blocco da disegno, matita e gesso, ma l'ho dimenticato... I cartelli di propaganda, la retorica, le scritte degli archivi di provenienza m'impressionano. Ero nel futuro della mia famiglia, allora; posso vederli, piccoli, nelle scuole dei paesi castigliani, piene di bambini di cui la maggior parte non sarebbero arrivati alle medie, e sarebbero emigrati in cerca di un altro domani diverso da quello che conoscevano. Giro in mezzo alle bandiere e alle idee semplici che erano nelle loro enciclopedie: un libro soltanto per tutti, per tutte le elementari, altro che Wikipedia. M'impressiona anche il ragazzo incaricato dei dépliant o dell'eventuale spiegazione, insaccato in una giacca semiseria, febbrile di parlare sicuramente di altro che non della mostra, e che ignoro. Quel che però non posso ignorare è che da lui proviene una sensazione di stanchezza e d'inutilità, quasi di dolore, che mi bracca alla schiena mentre guardo dalla finestra il lento planare dei gabbiani sugli edifici dismessi nei cortili vicini. E devo staccarmi a forza dal sole e dal profilo severo del Gazometro per andare via, perché anche se conosco le parole che possono spezzare lo spleen non mi è più permesso di dirle: non io, ma una volubile ventenne, potrebbe, dovrebbe, ma dov'è.

Le ninfe danzano sui lampioni liberty del cortile. Scendo verso la Piramide con sulle spalle stille di riflessi di marmo e di metallo mentre l'aria pesante diventa d'oro rosa e i motoristi mi guardano mentre scrivo pochi spunti e tento di ricordare i suoi occhi tristi, tra un semaforo e l'altro, nel tramonto...

*Il barista a Jack Vincennes, seduto davanti al bancone di uno dei classici bar americani da film giallo, dove nessuno fa domande, eccetto questa. (da L.A. Confidential)

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