Animal Crackers
E' Romeo, o Carlotta? - Ippopotamo pigmeo, Giardino Zoologico di Roma
C'è che a me lo Zoo (no e poi no al "bioparco" politically correct) piace molto. Ci sono andata quando era diverso, più triste forse; ci vado adesso che è gestito meglio ed è, nella misura del possibile, più umano. Mi piace il silenzio che c'è in certe zone, lontane dai percorsi segnalati con orsetti ridenti e frecce colorate; nelle voliere dove l'aquila riposa, negli spazi dove stanno indifferenti asini o scimmie rhesus.
Papà ansimante: "Il coccodrillo, ecco! Forse lo vedremo mangiare... E se gli danno da mangiare i pesciolini, eh?" Mamma pensierosa: "Ma no, poveri pesciolini!!" (e io a pensare: "Diamo loro quel che gli piace, no?: una bella carcassa")
L'impianto originario era molto Belle Epoque, patinato, teatrale. Sopravvivono oggi il fosso ("villaggio") delle scimmie, la casa degli elefanti e quella delle giraffe, i bassorilievi finto aztechi dei muri vicino alle tigri e i leoni, la grande voliera. In fondo, nascosto dalle transenne, un muro di ghiaccio: il fondale in cemento dipinto, dove stavano i pinguini: io li ho visti ed ho sofferto con loro, con le foche, con gli orsi bianchi, con le tigri siberiane che ancora stanno lì e posano come regine annoiate sotto il caldo esagerato dell'estate romana. Gli elefanti scherzano a grandi barriti con i loro curatori - i soli meritevoli: chi lavora là dentro lo fa con amore -, il tapiro esce dalla sua casetta e si fa bagnare con la pompa mentre scattano insieme dieci macchinette digitali e tre bambini piccoli che vogliono correre. I fenicotteri, che un tempo stavano all'entrata come prime ballerine, sono stati spostati al laghetto, e ne soffrono, sempre disturbati dalle tartarughe e da quelle acide delle anatre che sfrecciano di qua e di là come motorini nel traffico. I maialini stanno vicino alla loro mamma scrofa che li arringa a non uscire ed evitare i bambini che gridano "Ma che puzza!!!" passando veloci vicino alle mucche e gli eleganti asinelli ben strigliati. Il Rettilario chiede prima la gabella di un filmetto educativo da vedere seduti in un finto aereo, per poi passare velocemente alle rane blu, le iguane, la testuggine mata-mata e i coccodrilli appoggiati ai loro muretti, scocciati. E te credo. Il pubblico è magnifico: Ohhh! Ahhh! Ma guarda qui!!! Anvedi questo quanto è brutto!!!
Loro ci vedono, tutti loro, e ci ignorano, ne sono sicura. Il camaleonte mi ha guardato con una certa ferocia, da quel suo mistero di colori. E io me ne sono andata, accaldata e intontita dagli strilli, sbattuta sui prati secchi di Villa Borghese dall'immensa risata delle cornacchie più furbe e meglio nutrite di Roma...
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