lunedì 3 ottobre 2005

7.0 Version

Mentre ieri architettavo un dolce nel quale un terzo della dose di farina è sostituito da biscotti sbriciolati a polvere, e sentivo gli odori della vaniglia e della cannella anestetizzare tuttte le mie precedenti paturnie, pensavo a quando avevo circa 13 anni, età nella quale, come quasi tutti gli adolescenti, ero ingrassata parecchio. Non perché amassi paticolarmente i dolci, ma perché non potevo passarmi senza il pane. La mia perdizione, oltre al caffé, sono i farinacei..

In Castiglia si usa un pane basso, senza bolle d'aria, oppure delle specie di baguette profumate di farina di prima qualità... Da allora il mio rapporto con i carboidrati è stato croce-e-delizia. Appena le mie cellule sentono l'odor del pane (carasau, rosette fresche, ciabattine, pizza e simili, friselle calabresi, grissini stirati torinesi, taralli pugliesi e ciambelle salernitane da intingere nel latte, pane di altamura, azzimo di tutte le marche, etc, etc) entrano in sciopero e il mio metabolismo si ferma in un limbo che potrei definire quasi oppiaceo.

Per questo motivo devo un attimo riformattarmi e tornare alla versione 6.0, o almeno 6.3; parlo in termini di bilancia. Trattare il pane con precisione matematica, affettarlo in pezzi di peso simile e centellinarlo quale fosse l'ultima bottiglia di merlot che mi resta nella vita sarà un impresa pari all'ascensione del Cervino, ed è stata per me sempre la parte peggiore dei ritorni alle versioni precedenti di me stessa, cioè quelle con qualche chilo di meno...

O tu che leggi, oltre a rifarti gli occhi su cotanta umile ciambella, lasciami un augurio di conforto...


Ciambella con farina di biscotti
Collana "Ramo" di Madras Laboratorio di ceramica - Roma

<< Home