martedì 20 settembre 2005

Tirare verso l'alto

Una ragazza su una Micra azzurro metallizzato manovra per uscire dalle righe blu vicino al marciapiede. Davanti ha un cassonetto. Si sente un craac. La ragazza esita, dentro all’abitacolo. I movimenti sono dubbi. Io sto aspettando il verde con i vetri abbassati e la musica alta come sempre. Nuvole enormi si riflettono, nelle vetrine, sbiancandole. La guardo con la solita mia intensa curiosità, che produce spesso gli stessi effetti: lei si offende quasi subito, un aggiunta alla rabbia dei dubbi che bollono insieme nel fegato. Esce a vedere se ha rotto il faro destro o che. Porta un vestito di lino rosa sulle calze color carne, opache, e sandali col tacco alla LouisXIV. Occhiali scuri, occhi duri, la mia personale Regina di San Giovanni controlla e rientra nella macchina, la tiene ferma nella salita con un nervoso freno-frizione e intanto ci guardiamo: quando lei mi guarda io allontano lo sguardo e fatico molto a non ridere, purtroppo. Mantiene un’espressione corrucciata. Alla fine, dopo vari scambi di occhiate e stoccate, lei abbassa gli occhiali a sotto il naso, irresistibilmente burina, e mi guarda con due occhi di brace: è proprio come una bambola e io mi diverto. Ma se scendesse e venisse verso di me, a maltrattarmi? Uh. Il semaforo diventa verde lontano lassù e la faccio passare, do' un occhiata per terra in attesa di ritrovare i vetri di qualcosa che invece è una bottiglia di plastica verde: schiacciata, vinta e curvata con l'esatta forma del pneumatico destro.

Affronto la tangenziale come al solito. I miei livelli, oggi, sono bassi, ma sorrido. Sotto le curve, un groviglio di linea e binari, nel quale due-tre treni sembrano annaspare. Tiro su con il naso, interrogo il cielo. Le nuvole si dispongono formando un solitario da divinazione: grandi nuvole, nuvole a striscia, lievi tratti grigi, pecorelle smarrite, stracci che sembrano portare via pezzi del cielo, stracci che sembrano resti di pomata sul cielo dolorante, tutto il ventaglio dei significati. Ma sopratutto i cumulonembi m'impressionano. Con quel nome da mostro delle fiabe, orco gigantesco che abita in cima al fagiolo magico e che lancia uno dietro l'altro gli aerei nel cielo, seduto sulle grasse terre dietro il GRA. San Lorenzo odora di caffé, oggi. Da una finestra un uomo si sporge di fianco, come a dare una spallata all'aria del mattino. Fuma e guarda lassù, poi si gira a sentire qualcuno che ha parlato, dentro la stanza. Guido larga, evitando i gardrail. Lui ritorna, le mani appoggiate sul davanzale, il mento puntato verso le nuvole come una prua...

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