martedì 18 gennaio 2005

Addio del passato

Allontanati, sparisci, penso. Tu, con la falsa moneta nella mano, la mano in tasca, ti avvicini al banco, così tutto biondo, con quei occhialetti, la bocca. Oh oh. Io sto leggendomi il mio giornale nell’angoletto in fondo, nascosta e mimetizzata, Argo in modalità provvisoria, con il capuccino ormai ridotto a colori secchi sulla porcellana. No, è inutile che mi guardi così, da prepotente, classificatorio, dare i punti alle femmine, scegliere a chi dare la mela d’oro etc: l’hanno già fatto, bello. Non sono più nel ranking, da molto tempo.

- Hai una sigaretta?
- Non fumo.
- Ti dispiace se mi siedo qui?
- Per me…
- Che leggi?
- Ma cosa vuoi?
- Ascoltami,


e nei suoli soffiati ogni mattina dal vento trovavo quelle pietre, quei vetri levigati riportati dal mare, ognuno col suo tatto, e le conchiglie rosate. La sabbia era così gialla nell’inverno, soltanto qualche vecchio come me guardava lontano, contava le onde, solo. E pensavo a chi avrei dato questi frammenti, che un giorno furono toccati da altre mani, furono birra e gazosa e sorriso di giovani, rubate bottiglie da camion notturni i cui guidatori russavano sodo. Giravano a me intorno femmine favolose, ma a nessuna ho concesso il colore, codesta trasparenza; soltanto altro, banalità.

- Potrei contraccambiare. Ma nessun bacio -
- Zitta, non questo. Volevo quel biglietto nel vecchio portafoglio,


e le salite sporche fino alla notte, nascosti nelle macchine a fumare e pensare; laggiù sempre il tuo mare, inquieto, e te che andavi di marzo e di settembre fino agli scogli per sfidarlo a bagnarti, quasi a portarti via dall’intensità con cui vivevi tutto. Lo tocchi sempre, te lo porti alle labbra, recuperi un livello di salmastro nel sangue.

- Bevo un sorso dalla tua birra, posso?
- Va. Scambia, ho poco tempo.
- Aspetta. Cameriere, avete dell’assenzio?


Due ragazze si girano a guardati quando esci. I loro ventri tesi, una striscia tra due colori forti, surriscaldati. Fuori piove romano, tristi gocce che splattano e bagnano le gambe fino al ginocchio. Maledetto, hai portato via uno strato alla cotta di maglia in cambio di un goccio di amore congelato ma muschio, verde scuro, e le mie mani grassottelle hanno cercato nella borsa i capitoli necessari a far ripartire la frase rimasta a mezz’aria. Tu, i cui riferimenti sono falsi, e che nemmeno hai pagato la birra. L’acqua scivola sui riflessi verdi con il suo carico di zucchero disciolto. Gusto il dolce e l’amaro e mi allontano..

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