domenica 9 gennaio 2005

Seguite il rumore dell’acqua

Mattina nebbiosa. Voglio vedermi la mostra Nolli, Vasi, Piranesi, e trepido di arrivare presto; ma i mezzi pubblici, la domenica, la vivono più rilassati. Aspetto mentre l’insofferenza degli anziani in attesa raggiunge livelli di macchietta teatrale. L’autobus arrivato finalmente accosta come fosse messicano e non romano, ondeggia sotto il peso dei frustrati; accenno ad un percorso di sopravvivenza tra umani fili spinati e mi aggancio ad una sbarra. La popolazione anziana seduta, impellicciata e truccata a grana 50 borbotta per puro, scricchiolante piacere di borbottare, anche se la presenza di un signore di Trieste rende il tutto più ironico, intelligente, stilé: battute alla candeggina pura e pacche virtuali alle signore presenti che, colpite dalla verve, si lasciano carezzare tutte mossette e ridolini. Uh, basta, scendo dalle parti di Galleria Sciarra e veleggio fino a Palazzo Fontana di Trevi. Pagare salato e poi su, passare per sala Dante senza nemmeno guardare per un secondo i pannelli dello sponsor, ma soltanto la stupefacente lampada calderiana che scende magica come polvere di fata nel grande spazio, fatto per la lettura o il ballo, con un finestrone che affaccia a sentire le campane di Santa Maria in Trivio ed lo scalpitare dei cavalli delle carrozzelle.

La mostra, in cui fan bella mostra quadri ben illuminati, un plastico in gesso e sughero del Tridente e dintorni, in cui sono rappresentati con esattezza anche i comignoli, e le lastre di rame delle vedute di Roma del Vasi, acquaforte e bulino: cupole, fontane, nuvole, colonne, rovine e mendicanti sulle scale delle chiese. Il Piranesi, lui, mai un mendico: antichità romane estratte dal tempo ed abbellite in modo anche eccessivo, da espressionista. Consumatore di lastre sotto l’acido, creatore di potenti masse di nero. Quando vedo le sue incisioni più selvagge, i sui cieli sempre tempestosi mi lasciano un impressione malata che non mi passa, nemmeno quando li ho visti sui rami originali. Poi ecco la “Nuova Pianta di Roma”, enorme, il primo TuttoCittà di Roma. E mi fermo senza occhiali a cercare da vicino palazzi e fontane, giardini e condotte, parchi ed orti.

Tornare a casa, vado. Ma là fuori c’è l’acqua. Ai turisti sperduti nel trompe-l’oeil di stradine dietro al Corso, ognuno con la sua moneta in tasca, io rispondo sempre: “Seguite questa strada, girate di qua, di là. Seguite il rumore dell’acqua”. In questa piazza così piccola, proprio perché è così mignonne, l’acqua ha il suo Auditorium pubblico. La fontana dell’Acqua Paola scroscia nella notte, guardando dal Gianicolo tutta la città, severa: qui invece, la più ricca di tutte le fontane romane strepita di più, straborda, fa la bella sotto i flash, concede a me riflessi e colori come ad una vecchia amica….


L'acqua più ricca in metalli. Posted by Hello

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