mercoledì 20 ottobre 2004

Ashes to ashes and dust to dust

Un grappolino di magnifica uva nera mangiato a casa, pesato. I miei colleghi si sono scolati del valpolicella insieme alla mozzarella+pomodoro+crostata troppo dolce. “Ma come, non mangi? Non è buono stare senza mangiare” e io, alzata di sopraciglio. Bisogna misurare, pesare, assaporare. Io sono una buongustaia, cannibale soltanto di salmone affumicato. Sono dunque rimasta ostinatamente incatenata alla ginnastica del solitario informatico, ben più difficile di quello manuale (provare per credere). Mentre spostavo le carte e le colonne di carte fino all’autoplay finale, sentivo nei recessi delle pieghe del mio corpo seduto il malsapore delle tue mani, ierisera. Ancora adesso, quando mi muovo, risuonano perfettamente gli ingranaggi della macchina, e la testa mi gira, come per ricordarmelo. Siamo fordisti, noi, i nostri prodotti sono lucidati, senza imperfezione.

Ma non ti faccio una colpa. Tu credi di amare, così. E’ andata così, questa volta. E il mio rasoio mentale, che non funziona. Sono irsuta dentro e mi graffio da sola….

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