domenica 14 ottobre 2007

Tutte le direzioni



Mare a Fregene, stabilimento Toni

No, via Portuense, oggi non mi hai intrappolato. Anche se ho fatto due Peppe's tour* intorno al ParcoLeonardo-monstre, sono riuscita ad arrivare al mare. Sparata dalla Roma-Fiumicino, con il sole che mi bacia la gola come un vampiro mentre guido accecata - perché in ottobre la luce è giallaoro e bassa, buona per il travertino, pessima alla guida - infilo tutta quella serie di strade dai nomi di pesci, sotto i grandi aerei che decollano e atterrano sopra le teste degli innamorati collocati un po' qua un po' là delle piste, ed eccomi subito nella grande pianura di Maccarese, con la terra argillosa che si asciuga o permane nel sonno, gli irrigatori fermi sulle erbacce secche come i robot giardinieri di Laputa, e quelle case dalle mura rosso pompeiano che ardono ai bordi delle strade e conservano odori e segreti che non saprò mai.

Non c'è traffico. Tutte le stradine sterrate laterali m'invitano, ma il mio tempo incastonato nel pomeriggio non può debordare e sparire: è in gran parte dedicato a memorizzare il rumore delle onde, il freddo delicato a bordo spiaggia, e le sagome scure delle case di Fregene che dormono all'ombra della pineta. Il mare d'autunno è un gatto indolente e furioso, che ogni tanto zittisce per farmi apprezzare la solitudine, quell'altra io scontrosa, estranea e sorella. Sono questi i momenti in cui non voglio nessuno, niente: soltanto, forse, con dietro un pezzo di Ry Cooder, come in Paris, Texas; entrare in uno dei ristoranti aperti, con le loro luci al neon e i nomi che ricordano l'estate, chiedere un'impepata di cozze, e mangiarla insieme ad un tempo che, come tanti altri, non potrò più ripetere. L'odore dell'acqua mi sta dietro fino all'incrocio che porta agli smistatoi stradali dell'aeroporto. I pini ridanno alla notte l'ombra delle chiome, minacciati da una stretta falce di luna. E la strada dritta come uno sparo mi va riempiendo gli occhi di luci e di velocità, di rumore e sapore di un penultimo gelato, mi resta dietro come uno strascico salato che mi porto fino a casa..

*prima o poi lo spiegherà meglio Garbaland... il giro di Peppe è quando fai due volte lo stesso errore nel prendere una biforcazione e devi tornare indietro, oppure quando per arrivare a una strada che ti sta praticamente davanti devi fare tre o quattro isolati.

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