venerdì 3 agosto 2007

Libbera



Acqua del Tevere vicino all'Isola Tiberina

Chiunque arriva a Roma, sente nel cuore che vorrebbe ritornare, e non vuole sottoporsi al lancio della monetina dentro la Fontana di Trevi, ha un’altra possibilità, certamente più hard: un giro dei lungoteveri, tipo dall’Isola Tiberina a Ponte Matteotti e ritorno. Se ci riesce senza ammaccare la sua e l’altrui macchina, senza troppo sudare per la tensione, senza scomporsi nel vedere e subire le diverse condotte devianti dei guidatori romani e mantiene nell’angolo degli occhi qualche pezzo dei profili - resi affilati dal sole agostano – dei vari e favolosi monumenti visibili durante il percorso, allora gli si possono dare du' pacche su a' spalla e andarsi a bere una birretta bella ghiacciata a un qualunque baretto di noantri. Così pensavo stamattina, nel pieno del picco adrenalinico, contagiata dall'ansia di subire l'onda rossa semaforica, e marcata stretta dal CristianBus o dall'OpenCiaoBus o insomma, uno di quei torpedoni scoperchiati in cui i turisti guardano ognuno in direzione diversa mentre il guidatore impreca contro l'ennesimo motorino - inclinato in una doppia chicane stretta tra le macchine, in omaggio alla MotoGP - oppure la Smart guidata da bellissima e maledettissima tipa occhiali-a-coperchio-di-pentola e cellulare incollato all'orecchio. E mi sono ricordata, nel mentre che passavo vicino, che a un dieci metri della statua del Belli c'è l'approdo del battello che fa lo stesso percorso-battesimo per i guidatori non romani, ma sull'acqua.

Non sto a raccontare dove ho parcheggiato, quanta sia stata la mia fortuna. Il battello semivuoto. L'acqua verde erba. Le rive solitarie. Per un euro la tratta, è un regalo favoloso. Vedere i gabbiani nelle sue vere misure, garzette bianche, nutrie, papere, canneti - si, anche spazzatura, purtroppo - i famosi circoli canottieri in cui ci si abbronza con annesso humage, ristoranti galleggianti, tendopoli di fortuna, gente che dorme sotto gli alberi vicino all'argine, lupe disegnate sugli argini di Lungotevere Raffaello, pescatori e soprattutto una valanga di verde che l'asfalto nasconde perfettamente, non ha prezzo.

- Insomma, ora ci sono anche le strisce?! - il capitano rallenta per far passare mamma papera e cinque paperini in fila perfetta davanti alla nave. Nella radio, musica brasiliana. Intorno, silenzio.

Passare sotto tutti i ponti è una sensazione strana. Ci sono rilievi e finiture che non possono essere visti altrimenti, e la vista sulle cupole nel pomeriggio che va pigro verso il tramonto è indubbiamente quella che per secoli hanno avuto tutti coloro che qui commerciavano o venivano per diletto. E' un pezzo di GrandTour molto ben conservato. E le macchine sono lontane, lontane, lontane...

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