lunedì 30 luglio 2007

Damme un bicchiere di accadueō



Riempiendo le bottiglie alla fonte

Quando penso che la Tangenziale vorrebbero trasformarla in qualcosa di pedonale, per la Notte Bianca, mi viene un brivido, non capisco. Primo, non mi sembra proprio un luogo pedonale, con le sue curve a chicane o a dossi, e soprattutto perché sta appesa sopra San Lorenzo - e sulle case condannate che si trovano al suo inizio, a San Giovanni e sopra la Prenestina - ad un'altezza non raccomandabile, e senza protezioni per la maggior parte del percorso elevato. Secondo, perché ancora non capisco come, purtroppo, sostituirla; con cosa mi dovrei misurare tutte le mattine e i pomeriggi, andata e ritorno, che sostituisca un guardare ed un sentire il ritmo ed il polso di tutto quello che gli sta intorno, che fa parte dei miei paesaggi interiori..?

Un po' mi ribello, penso e rimugino, mentre grazie a lei vado da fonte a fonte, come su un nastro trasportatore industriale, a quest'ora in cui il pomeriggio cede al ponentino e vira a sera estiva. Un pomeriggio di sete, un pensare a come possano vivere questa calura eccessiva coloro che in mezzo ci sono nati per latitudine, e che non sanno niente di acquedotti romani né di fonti antiche quanto loro, luoghi dove si entra con i carrelli da supermercato carichi di bottiglie di plastica di tutti i tipi, damigiane, bottiglioni ottocenteschi; oppure come me, con un libro sottobraccio ed un bicchiere che ti danno agratisse, e in questi ambienti ombreggiati passa la sete, passa tutto.

Come in tanti posti a Roma, nelle fonti aperte al pubblico il tempo rallenta. Mentre, prima o dopo aver preso l'acqua necessaria si gioca a carte in mezzo ai pratini, i cani e i bambini stanno buoni nelle aree recintate, si sorseggia un acqua tonica, si disperde il fumo della sigaretta oppure ci si incontra tra vicini e si scambia il gossip dell'ultima ora.
Vado via riluttante, pressata dall'incessante orologio interno. Le finestre abbassate a bere il fresco, filo sulla tangenziale. Al semaforo di Viale Castrense una sfera a specchi mignon appesa allo specchietto interno del mio vicino di fila, riflette le ultime scintille di sole sul cruscotto, sulla moto incastrata tra noi due, sull'erbetta sotto le mura romane...

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