Per correre da solo mille strade immaginarie
Alle nove, alle dieci, alle dieci e mezzo: a nessuno importa molto quando comincia il concerto. Vige un tempo africano, fatto dall'uomo, da lui fabbricato secondo le necessità del momento, la fame o la sete o il ponentino. Le sedie verdi di plastica sono disposte negli incroci di un goban: parecchi territori si popolano indistintamente in bianco e in nero, ma alcune pietre mi stanno intorno , solitarie come me che penso a loro e scrivo, mimetizzata in mezzo all'erba. Ridotte le cartacce e le plastiche a fare da contorno in compagnia di tante altre schifezze, regna su tutti un odor di cannucce tagliate, come in tutti i parchi romani d'estate: ma adesso battaglia con la prepotenza delle salsicce e del kebab che non può non essere DOC, cucinato qua vicino da uno con la kefiah, grande e grosso come un camionista, in mezzo alle musiche cubane, le soppressate, le babucce con le punte all'insù, la birra in bicchieri grossi, la mostra d'arte con un Tapiés da indovinare.Che bello essere anonimi nell'estate romana, sentendo l'odore del fiume lontano... Oh, un tipo si avvicina. A me.
- Scusa, ma qui conviene venire presto, vero? Ai concerti, intendo.
- Non lo so, ma forse sì, è meglio.
- Mi hanno detto che per i Nomadi sarà una bolgia. E' mercoledì, vero?
- Non lo so [e stento a immaginarmelo].. forse è scritto in qualche programma.. lo danno all'entrata.
- Grazie..
Arriva gente. Due tecnici tranquilli provano le luci: viola, giallo, fucsia. Grandi sbaciucchiamenti nelle prime file, un po' di pelle d'oca tra magliette e pantaloni. Musichetta della macchina tira-pugni, un punching-ball gigante preso a manate da un ometto scalzo, che tira colpi timidi davanti a due o tre sparuti spettatori, mentre passano tre donne distratte e tre bambini in biciclette color confetto. Un aereo ci sorvola curvando da Ciampino; dentro c'è chi dorme, c'è chi legge il giornale, c'è chi ci guarda e vede i colori delle luci del palco, la camicia bianca di Luca che dopo Bagdad - e altre in cui guardo altrove, distratta dal comportamento delle persone - attacca un Fetish bluesy-funk, con il Mamo a far da MilesDavis del basso, la schiena girata al pubblico, sempre concentrato; Luke sta serafico sulle tastiere, i batteristi nei loro caselli dell'autostrada del ritmo... non posso parlare di tutti, non posso parlare di questa musica che ho sentito in tante versioni, è come vedere Casablanca o Mogambo: e mentre mi guardo intorno penso che Almodóvar farebbe un film condue abitanti della tendopoli che si vedono un dvd sul portatile, mentre una macchina anni '50, molto colorata, esce dalla parte dietro del palco con a bordo ragazzi biondi molto truccati e un cane con in bocca un reggiseno.
Devo andare prima che lo squalo diventi zucca davanti al garage. Il fioraio notturno mi saluta e mi sorride dall'altra parte di Viale San Paolo. A me? Saluto anch'io mentre accelero e alzo il volume di M2O. Notte, vado nel fiume della notte, fluido sangue mio...
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