mercoledì 8 agosto 2007

La frontiera

You've been alone,
you've been afraid

Tra la notte e l'alba c'è un tempo difficile, accelerato, pieno di silenzi che hanno una loro materia e da vuoti da dove altra materia deve scappare spinta dalla luce. Accendo il motore dello squalo e immediatamente tutta una serie di forze si mette in moto intorno: gli alberi diventano cose artificiali, l'erba si appiattisce sotto la rugiada micronizzata, c'è un nanosecondo di attesa nel bosco, la riga bianca della strada comincia a srotolarsi morbida sotto la ruota sinistra. Mi vengono intorno come bambini, come animali, le piccole cittadine della valle dell'Aniene che luccicano come cumuli di vetri colorati. Le montagne sono muri blu contro la luce che cresce e che mi segue mentre scendo i tornanti: la sento, una cosa tangibile, come il bosco una presenza. Ssono false immobilità popolate di una vita che piano piano si trasforma in nuvole bordate di bianco puro, nel cielo va a disfarsi in umidità invisibile, fino a notte. Solitudine delle curve dove i pochi guidatori presenti rivendicano il centro della strada e lo difendono in tempi strettissimi, cisterne e camioncini, corriere e vere fuoristrada: non c'è spazio per te lì, non sono per te le foto che scatto per tentare d'intrappolare i colori, non penso a te mentre le foglie dei faggi cambiano tonalità mentre le sto guardando.

E invece quando affronto i rettilinei che dall'A24 entrano in Roma, stesa nella mattina estiva come un foulard caduto dallo spazio, sento di volermi anch'io dissolvermi come le forze notturne, sparire in qualche stabilimento termale avvolta nella spugna e nello zolfo primordiale, condividere con te il silenzio; per un po' dimenticare la paura del pietrificarsi nel quotidiano in uno dei sorrisi lievi che ti rubo mentre pensi a te, rimanere in una nostra frontiera per un po' tutti e due soli - insieme..

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