venerdì 7 luglio 2006

Wish me love a wishing well

Io non volevo abbracciarti. Se ti abbracciavo, lì, ero sicura che sarei morta. Non poteva esserci nulla di così forte, dopo. Sarebbero sparite tutte le emozioni, sarei rimasta come istantaneamente svuotata, ridotta ad una cellula primigenia: e non ti nego che volevo anche sentirlo, questo fulminante collasso della realtà. Volevo scomparire tra le tue braccia come avrei voluto farlo in altri momenti, in un tramonto in cui mi venivano fuori le lacrime e non sapevo, ne so adesso, il perché; o mentre leggevo le tue parole sul cellulare e mi sembrava che stessero per inghiottirmi come un biscotto nella crema tiepida o, come in un giro di tango, mi sentivo spinta giù e già baciata; e chiudevo gli occhi e stavo per svenire e poi passava una moto smarmittata e stringevo i denti dalla rabbia.

Abbiamo dunque giocato come due danzatori ancora acerbi, impacciati nel passo ma convinti della bontà della teoria; sentivo avanzare le tue spalle verso le mie e me ne ritraevo meno del dovuto, e al seguente giro di tempo e di strade condivise si ripeteva il gesto di un braccio che curvava e saliva nell'aria come un'ala, mentre dai, sta per arrivare un temporale, e siamo andati verso una vetrina appena coperta ma si sa che a Roma è così, ha cominciato a piovere senza se e senza ma, l'acqua rimbalzava e ci inzuppava fino alle ginocchia, e allora ti sei appena girato e ci siamo trovati stretti e non abbiamo sentito null'altro che il rumore assordante della pioggia ed il calore identico dei nostri corpi, ed ho volato, non ero più lì, non finiva più.

Eravamo lì, come due carte veline che si stingono l'una nell'altra. Ti ho riabbracciato e odorato, finché la pioggia non è finita. Avevo dentro tutte le emozioni, ero viva, ero un fulmine, eri tutta la mia elettricità.

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