sabato 15 luglio 2006

Sono strana in modo sproporzionato



Le infradito, Acquapiper

Strilla come un aquila, il piccolo. E’ stato ripescato da una delle piscine dei piccoli dal papà, e non permette a nessuno di togliergli la ciambella ben aderente: l'unico intollerante ai temporali estivi. La mamma e la zia un po’ svestite un po’ intogate nei grandi teli, con gli occhi ridenti ancora ben truccati waterproof, ridono e si siedono al coperto mentre il papà avvolge il piccino in un abbraccio-telo, in un abbraccio finti-pugni e baci, e gli fa sentire il calore e guardare i disegni tondi, ipnotici, che le pesanti gocce lasciano nell’acqua blu della piscina olimpionica. Noi tutti, visitatori tardivi accalcati sotto la tettoia, guardiamo di qua e di là in attesa che scampi, mentre l’infermiere occhialuto, che di solito troneggia verdeospedaliero davanti alla sua stanzetta, va a rifugiarsi nel bar come una grossa cavalletta sotto una foglia. I colori pop (penso a Lichtenstein..) dei costumi e degli attrezzi, gli elefanti e il dinosauro verde, lo scivolo quasi-verticale e quello con le spire blumare, che sotto il sole e la caciara formano un misto surreale, del kitsch che più mi piace, stanno adesso muti e rifranti nel lieve grigio delle gocce. I ragazzi dell’animazione, che fino a quindici minuti prima ballavano La Bomba insieme ai tutti i quindicenni abbronzati neri sotto il palchetto, ora girano in cerca di compagni nascosti dai grossi ombrelloni griffati, e ridacchiano contenti perché forse usciranno prima, sarà più facile chiudere senza ragazzini riottosi né disordinate famiglie allargate fino alla zia materna. Le ragazze dei gelati mettono in ordine i minuscoli chioschi a forma di frutto o di fungo, spengono serie i ventilatori.

La mamma intanto ha aperto un contenitorino ermetico e dà dei pezzetti di melone al suo cucciolo. L’odore inconfondibile, dolciastro e profumato, arriva fino a noi tutti come una frustata di fame, un’immagine di grande terrazzo sul mare, di venticello e musica che ci piace e gli amici che guardano verso l’orizzonte, dopo tanti mesi di paraocchi… La musica caliente degli altoparlanti esce in una cumbia che avvolge e sbuccia insieme la pelle calda. Mi lascio bagnare mentre vado verso la macchina, perché è obbligatorio lasciarsi intontire da queste gocce fresche ma non fredde, che si asciugano subito sui vestiti leggeri, ed esco dal parco acquatico con la mente annebbiata da un odore ed un sapore di frutta gelata. Sbaglio due volte gli incroci, e mi tocca fare inversioni canaglie in mezzo alle bretelle che uniscono i paesini a nord della Tiburtina. Il cielo ora è grigio acciaio, e le nuvole vanno lente come i grumi in un acquaio dopo tre o quattro giri di piatti, morsicate alle spalle dal vento solforato che viene da Bagni di Tivoli….

- Me ne dai uno che posso mangiare stasera, che sia maturo?
- So’ tutti bboni, adesso. – il ragazzo del discount, del tipo galattico-sempre-imbronciato che scatena supernove ormonali nelle casalinghe, mi allunga un meloncino retato, classe II, provenienza Italia.
- Grazie.

C’è silenzio alle casse. Si è alzato un po’ di vento. Riempio il melone di ghiaccio e lo lascio per un po’ in frigo. Poi me lo mangio ad occhi chiusi, senza sentire le notizie né i cani che abbaiano né il treno merci infinito che attraversa lentamente la stazione Tuscolana…

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