lunedì 6 febbraio 2006

Time

Il tempo mi schiavizza, devo muovermi uscire, fuori scalpitano i doveri, cavalli vecchi e scaltri che fiutano quel momento in cui sto per cedere nella massima tensione tra il piacere e la resa: abbandono i film i libri la visione di immagini notturne l'elaborazione di metafore che scoppiettano come fuochi raso terra... I doveri, devo offrir loro lo zucchero dei minuti sottratti alla vita, le calmanti carezze che vengono da rassicuranti strade tutte uguali. Le mani mie vuote di bicchieri di sigarette lo stomaco contratto in una smorfia di deformata rabbia, alzarsi sbattere la porta scendere le scale, muovermi, uscire, fuori scalpitano. La città si specchia in una pozzanghera rovesciata nella quale vagano lievi strati di schiuma, sfilacciate e scarse nuvole che non dicono niente, solo che è il tempo, correre uscire sputare un pensiero sul sole che non posso assorbire. Zucchero per gli scintillanti doveri lucidati e duri come neon bianchi, una compensazione che non dovrei offrire per l'amore rubato, le immagini al fermo macchina, il dover salutare mentre tutte le cellule dicono non andartene, non dare più quel tempo rubato al tempo che è mio e finisce sempre altrove, correre saltare per le scale sfondarsi il cuore, sfiorare il panico, serrare i pugni e colpire il volante con gli occhi chiusi, la fronte china sull'inevitabile.

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