martedì 18 ottobre 2005

Oktober Prelude

All'inizio del Mandrione l'acquedotto Claudio, memoria dell'acqua, con addosso le piante cadenti e rampicanti, archetti e finestre aperti nel muro in secoli successivi - e soprattutto i colori, la ruggine e il sole racchiusi nel tufo che lo rendono simile ad un opera moderna che imitasse l'antico -, si sporge su via di Porta Furba, dove una distrazione contro il traffico velocissimo può costare cara. Attraverso e vado su portandomi negli occhi l'ombra che risale il pomeriggio già minacciato dall'arrivo dell'ora legale, come una sorella che, mano sulla spalla, va con me per la strada solitaria, stretta, piena di limitatori di velocità. L'acquedotto è conservato all'interno di terreni privati dove non posso accedere. Passo sotto i binari e sbuco in una di quelle zone nelle quali questa città sparisce e muta: non sono più qui, non sono nella capitale mentre cammino per queste strade piene di casse basse, costruite senza un piano, dalle facciate scarne o dimenticate, accatastate sull'asfalto sconnesso, bordate da macchine sfondate con il sedile destro abbassato e le ruote sgonfie. Sono in un altro mio tempo, nel quale ho come qui camminato fuori dal marciapiede, i pollici appesi alle tasche del pantalone, e formavo parte del tutto come adesso, e avevo il cuore gonfio di tristezza come adesso. Incrocio una tipa un po' troppo mancante di curve che si rivela un transessuale un po' più da vicino; il viso è sereno, cammina in mezzo alla strada. Due signore chiaccherano e fumano sedute su poltroncine di plastica. L'odore dolciastro di un fornaio, architetture pseudobarocche o vagamente umbertine, nastri rossi che delimitano lavori stradali, un Alfa color bordeaux che gioca a sbandare verso di me, e i gabbiani che vanno verso il fiume. Dove finisce questo quartiere? Cammino accompagnata dal rumore dei treni, che passano continuamente, fino alla Casilina. Con il naso irritato da un leggero venticello freddo, la sinusite che si insinua da dietro le orbite, torno a casa e mi seppellisco nelle coperte, con lo sfrigolare dell'aspirina come unico sottofondo, a leggere di seguito due libri di Richler (il mio scrittore canadese preferito dopo Leonard Cohen), sognare tavoli da biliardo e notti senza fine, sentire 100 volte Hide and Seek, e promettermi di tornare ancora vicino al ricordo dell'acqua..

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