Domenica
Andare, andare via. Un ragazzo ben coperto e con i mezzi guanti apre a libro ed incolla un manifesto elettorale nel sostegno apposito, arrugginito, con l’SPQR che campeggia sopra, orgoglioso e separato nel freddo del mattino. Appena messo il primo pezzo di copertone sull’autostrada mi vengono incontro odori e paesaggio, una luce offuscata di umidità, una sensazione di domenica nella quale gli altri dormono, mentre io salgo e scendo le curve e le colline e mi butto dentro le bocche delle gallerie con uno spirito ontheroad esatto a quello che cominciò il tutto. Sempre viaggiare, con il motore docile alla mano, i lavori stradali fermi, lo spazio libero a destra, dove di solito l’aria è chiusa dai grandi camion, o dagli autobus a due piani che vengono dal Sud e mi fanno desiderare i loro chilometri, le loro lievi sonnolenze di passeggeri dovute alle alzatacce o alla pioggia, con sottofondo di radio o di cassette comprate negli autogrill. Le case ai bordi della strada tacciono e soltanto nei paesi si aggirano persone i cui gesti fanno parte di una domenicale passeggiata che anch’io ho vissuto tanto tempo fa. I casellanti stanno chiusi nel silenzio delle giacche pesanti e io ritardo apposta la ricerca di spicci per osservarli mentre guardano lenti lo schermo della cassa od un punto al di sopra del cofano della mia macchina. Non è giornata uguale alle altre; la domenica è parentesi, ma non per il paesaggio autunnale che spiega, umile pavone, delle piume imperfette nella nebbia. Come quando il pastore esce senza le pecore, per il gusto assoluto di sentire la terra sotto i piedi e nel naso. Mentre passo sotto le gallerie verdirosseruggine guardando l’edera che stringe trionfatrice alcuni alberi spogli, so di starmi facendo una sigaretta lenta, una fumata di piacere solitario. Fermo la macchina alcune volte, per tentare di fissare i colori, ma so bene che è già stato dipinto e fotografato tutto; i faggi, le roveri, i frutti della rosa canina vogliono soltanto entrare negli occhi, la macchina fotografica perfetta; un contatto umano, finire seduti in un cassetto della mente. Soltanto.Rimpianto, ma lieve, di non essermi persa nei boschi, per qualche ora, nel silenzio assoluto, fino che il pensiero si fosse fermato, e poi ripartire…
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