sabato 6 novembre 2004

Le cafard

O the spleen, insomma una malinconia di questo cielo che si chiude lentamente, vinto dai guru del tempo che ci annunciano tuoni e fulmini da una settimana, mentre in tutto l’interno e parte dell’esterno delle nostre frontiere, alias il Raccordo Anulare, il sole brilla leggero e sfottente come al solito. Bambini che giocano in giardino mi distolgono dalla traduzione di cartelle e cartelle da studio notarile. Ma non sono loro i colpevoli, sono muta da giorni al voler e poter dire. Come in una piccola setticemia le parole nascono, percorrono ogni luogo reputato del cervello, si fanno belle, splendono, e trovano le quotidianità diabolik-nere; sono dunque ridotte in polvere e fumate nel nulla.

Le cerco, ripercorro le culle, e trovo soltanto cenere e cenere, e mi bevo la cenere, e mi avveleno al tramonto.

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