Quella parte lì, quella meno bruciata
Entro in una pizzeria a taglio, per la pizza bianca. Non è un granché ‘sta pizza, nel quartiere non ci sono che apprendisti, l’impasto è industriale e non ha alcun sapore: o troppo croccante, secca, o troppo gommosa, grassa di quel grasso vegetale che non è olio, ma miscela delle miscele delle miscele. Eppure questa è appettibile, come tante. Tante le decorazioni: gamberetti, lattughina, pomodorini, maionese, le zucchine sdraiate sotto la mozzarella, funghi sparsi lucidati in mezzo ad un mare rosso. Ci sono i calzoni allineati dietro una vetrinetta. Incombe, riferito da un cartello, il kebab che non gira più, pallido, è spento il fornetto verticale: soltanto nel cartello vive e quasi profuma. Il posto è microscopico e male illuminato. Dietro il banco una ragazza sfiorita dai figli, dal marito, dal lavoro a lei sconosciuto che mima molto bene; taglia con i gesti esatti, pesa nei tempi giusti, calcola i numeri rossi della bilancia, e alle volte, con un sorriso stanco, mi fa lo sconto, dieci centesimi o altro perché le ho dato moneta spiccia o forse perché anch’io sorrido, curiosa. Fuori, un vecchietto, da qualche giorno, beve la birra, con gli occhi spenti, che nemmeno guardano il traffico, rigirati su di sè; oppure vedo ragazzi con argentate prolunghe delle mani, cellulari dai ghizzi blu o rossi, e molta agitazione nel conversare, mentre il pomeriggio scivola come soltanto a Roma, impercettibile, scivola il tramonto nella morbida notte.E vorrei tanto raccogliere le sue confidenze, anzi vorrei scambiarle. Perché lei tiene i capelli stretti nel fazzoletto, sempre, coperta fino al collo, dai vestiti annullata: sono soltanto vive le mani, che l’acqua ha danneggiato, schiave dei coltelli ma ad essi estranee, non cedendo nemmeno una grazia, un abbozzo di carezza nell’aria. Tagliare, soltanto tagliare. Occhi scuri scuri, e molto dolorosi, una durezza immensa, uno sguardo ben chiuso.
Fuori il traffico, che prende alla gola. Vedo nelle persone fluttuare l’istinto aggressivo, mentre tentano di passare in mezzo alla lamiera infinita. Mi porto via la mia pizza inmangiabile, che sarà rifiutata, perché porta dentro il disamore…
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