Le soir il y avait appartement
Per l'ennesima volta, ma più distrattamente di altri eventi e camp, mi sono seguita un po' la BlogFest. Immaginavo coloro che conosco per averli incontrato, per poco o molto tempo, di persona, alle prese con l'ennesimo raduno e il maltempo, utile diversivo e creatore di aneddoti e di foto commentate. Presa da un sabato come tutti i soliti sabati di spesa slalom (vuol dire tra tre o quattro tra supermercati e discount, oltre al mercato - dove ho tentato di convincere il mio fornitore biologico a sperimentare una diversa qualità di patate, di miglior sapore e consistenza, portate dalla Spagna - e una puntata con parcheggio ai limiti di questo in biblioteca, in cerca di tre testi di Frankl da chiedere in prestito interbibliotecario) vedevo come il contatore delle foto di Flickr nonché post e commenti non aportavano molte cose nuove; una certa stanchezza, ricchi premi e cotillon, l'immancabile miglior-blog, il maltempo e il maltempo. Poi, vabbé, è andata un po' meglio.Tacevo, nella corrente boccheggiante e braccio-fuori dalla portiera degli utlimi giorni afosi sulla Capitale. Non mi davo voce in capitolo - io scrivo così poco. non posso opinare. massì che puoi. maddai che stai fuori. etc - ma non lo posso negare, ero triste. Non può essere che ci si vedan sempre le stesse persone, una blogghesia (e insisto, senza vis polemica: tutti loro hanno fatto e fanno la storia dei blog e dei suoi svolazzi) quasi obbligata a presenziare, e che non trovo uno/a che ci sia andato per la prima volta, che racconti come le sue curiosità sono state o no soddisfatte, e me lo racconti: che ci sia quella communicazione diretta di esperienze tra quelli che le vivono e quelli che, dopo, possono commentarle, dando vita alla conversazione, anima dei blog. Non può essere che non ci sia "niente di nuovo" e, se c'è, che non venga commentato e postato, diffuso e discusso.
Vicino a me ogni giorno vedo gente che comincia e continua la grande conversazione. Blip e Twitter vanno alla grande, un po' figli un po' nipoti delle chat e dei blog. E vedo che le grandi feste e raduni non sono così necessari. Le persone, la rete le ha avvicinate, hanno avuto l'incontro con il grande e vasto oceano, e molte si sono ritrovate una gradevole caletta dalla quale comunicare, pur sempre a finestre aperte. Più facile blogger per una corsa cittadina che per un raduno mediatico. Il tempo, valore assoluto di questi anni, viene sublimato nella vicinanza.
Mi domando sempre se si parla di domani. O se forse soltanto Codice Internet ci sta provando. Ma no - mi dico. Qui non ti sente nessuno.
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