martedì 20 febbraio 2007

Capisci questa cosa

Sul tratto della Tuscolana che va dall'Acquedotto alla scuola Cagliero, una terra di nessuno regno di benzinai e riparatori di bambole, un ragazzo asciutto, con un piumone arancione sporco dietro - come di uno che dorme sui cartoni - mi passa a lato arrancando sulla bicicletta: la testa bassa e gli occhi diretti, il mento puntato e le scapole ad ala, la posizione dura dello scalatore. Il pomeriggio ingrato, gravido di pioggia, con le nuvole lassù terrorizzate da un vento che qui sotto posso soltanto sospettare, mi si ritorce contro gli occhi mentre percorro via delle Cave, la strada che ambì ad essere chilometro e rimase soltanto vialone spartiquartieri. Sono inquieta, trascino la ferraglia frammentata di una conversazione di quelle in cui uno parla del soffitto scrostato e l'altro elogia il bel pavimento.

Ecco cos'è, mentre ti parlo posso dargli un nome: sazia di nulla, vuota di nulla. Ti dico: No, io - e batto rabbia fredda sul volante mentre guardo i casermoni a 11 piani, alla ricerca automatica delle balconate e geometrie armoniche degli anni 60 - conservo i tuoi diari dei 20 anni (e tu i miei), il caffé l'abbiamo preso in veri infiniti e non nell'indefinito tempo di un-tuo-sabato-di-questi, come fossimo due colleghi di ufficio che debbano parlare cortesemente del tempo, trovatisi per caso a coincidere nell'aspettare una metro che va in direzioni contrarie - e mentre sento il dolore insostenibile del sentirsi rifiutati, del non saper mostrare la ferita e ricevere la dovuta compassione, o di trovare il tasto Rewind di tutto quanto, giro a destra e inchiodo in un miracoloso parcheggio lasciato libero per me da Dio stesso, ora, davanti alla libreria che un giorno fu cinema.

Kurkov, Kurkov - un amico, un amico - dove sei? Passo tra le-guerre-stellari e il-pizzo-chiacchierino, toccando la carta con i polpastrelli, calma nella carezza delle parole; sfoglio e sorrido, alzo i sopraccigli, chiedo finalmente al commesso: "Di fronte alle biografie, tra gli elefanti". Solo nelle librerie le frasi sono anche metafore: nelle frasi, nelle parole in fondo tutto finisce e comincia tutto. Lo squalo accelera mentre dico il tuo nome al cellulare, e veloce scende il tramonto.

<< Home