The timpanist is a soul man
Il fuoco di Capodanno
Quando penso a quello che si mangeranno i Wiener dopo il concerto di Capodanno mi viene un'invidia così. Ma mi passa subito. Le note di Strauss & Co., quasi una tradizione da anni (ci sarebbero, prima, i salti dal trampolino di Garmisch, ma qui non li trasmettono mai), mi tirano fuori assonnata e impigiamata dal torpore scintillante di lasagne e polli ripieni - per i quali fu necessario lottare l'intero pomeriggio del 31, e i cui strascichi vanno affrontati a mascherina calata e puliforno in resta -, ultimi pandori, briciole di cioccolata e la leggerezza alcolica che fu portata fino a casa nella nebbia padana delle ore centrali della notte.
Così il primo dell'anno riposa nel vero silenzio delle strade, più che a Natale e a Ferragosto insieme. Nell'aria il ricordo della polvere bruciata. So che il mare, lontano, mi brontola: ma nulla possono quattro sparute onde fredde, offese, due o tre soliti gabbiani, contro il delizioso kitsch viennese. I miei piedi, come quelli di Rossella sotto il tavolo alla festa di beneficenza, non sanno stare fermi, e insieme ai musicisti che sentono ogni nota con tutto il corpo battono il tempo. I guardo il pubblico impomatato, pensando ai Blues Brothers, pensando cosa succederebbe se anziché applaudire mesti la Radetzky, si alzassero e battessero un sottoritmo più jazz con il corpo, con i piedi. Qualcosa di più canaglia.
- Jake... tesoro.... [lungo bacio tra John Belushi, nero di melma, e Carrie Fisher, fulgida portatrice di arma letale, mentre Dan Aykroyd nasconde il viso nella cartella piena di soldi]
- [Belushi lascia cadere Mme Fisher dritta per terra] Andiamo.
Non passano, nell'aria, molte parole. Il sapore del caffé bello forte risana dentro. C'è solo il rumore, leggerissimo, dei passi dei ballerini, che mi fa scivolare in spirali sempre più larghe nell'anno nuovo...
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