giovedì 22 dicembre 2005

Traffico da sciocchi

La città sta per scoppiare, o così mi sembra, mentre galleggio dentro il flusso di macchine che fila lento quanto una colata d'acciaio mezzo raffreddata e pronta alla laminatura. Un parossismo dettato dai media s'impadronisce delle strade e degli uffici. Vorrei non uscire, di questi giorni, e provo a non fare troppi auguri e a sorridere meno di quanto la situazione lo richiederebbe. Evito i negozi dove trionfa il cibo rincarato dalle feste. Resisto a vaghi impulsi goliardici riguardo ai pupazzi di Babbo Natale che ballano e cantano in mezzo alle strade. E guardo verso le case e il cielo con occhi famelici, mentre davanti e dietro e sopra e sotto proporzioni uguali di impazienti, addormentati e motorini strombazzano per scaricare la tensione.

Soltanto le case restano immobili, assorbendo nei loro profili le lame di un sole freddo come una luce alogena. Ammiro finestre di travertino inquadrate da semicilindri di marmo nero leggermente venato. Ardite griglie creano giochi di righe dentro i quali le goffe scale di sicurezza vengono nobilitate. Inflessibili travi d'acciaio convergono in un solo gambo mentre, poggiate sopra, cento finestre dai vetri azzurrati somigliano a un incubo di peonie. Dai cornicioni mi scrutano bambini e leoni. Le facciate sono addobbate tutto l'anno con fiori e crostacei, i fiocchi di pietra cadono mollemente, e c'è anche qualcuna un po' arrabbiata, che ci vuole mangiare...

Città dove mi nascondo, mi perdo e mi ritrovo, per te vorrei si potesse desiderare che questi giorni siano felici. Ci sarà una grande pace in certe ore, come nel silenzioso agosto. Uscirò, allora, a gustare l'odore delle strade ignorate dalla lenta digestione delle fette di panettone. Intanto, memore di quei giorni, il tramonto che mi segue mentre torno a casa ha il colore dei marshmallow, una nuvola rosa di zucchero filato dapertutto, un'esplosione delle riserve di luce che le ottobrate lasciarono sui travertini e i mattoni...

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