venerdì 15 luglio 2005

Ci sono o ci faccio?


luce d'estate

Ci sono vantaggi e svantaggi, a fare sempre la stessa strada per andare al lavoro. Io l’ho ritualizzata, come spesso faccio con gli spostamenti sempre uguali: andare e tornare dalla scuola aveva i suoi punti fissi di sosta o di sguardo, che cambiavano con le stagioni: le piazze, i giardini, la gelateria. Più avanti nel tempo, c’era sempre un certo tabacchi dove comprare le sigarette, pieno di gente che m’incuriosiva, un bar dove alle volte facevo colazione, l’edicola dove compravo il giornale. Adesso, quando arrivo al semaforo della tangenziale, nella breve sosta del rosso si accumulano e aspettano una serie di momenti sempre uguali e sempre diversi. Lo sguardo spazia verso i binari che significano viaggio, là sotto i viadotti; oppure studia la conformazione delle nuvole, che parlano del tempo che farà nella giornata. Acquisto velocità, come fossi su una pista di decollo, e quando entro nel tunnel Pittaluga, c’è la trasformazione: lì dentro si cristallizza il movimento che cresce, che va e viene verso la città e che sento vibrare intorno appena uscita, quando abbasso i vetri dei finestrini ed entra l’aria freschissima della mattina. Le gallerie sono luoghi di scambio: entri con una luce ed esci in un’altra, oppure con la pioggia ed esci al sole, passi dalla campagna alla città, da un quartiere ad un altro. In quel momento nero, in cui devo ridurre la velocità o acquistarla per uscire, c’è la metafora di una sosta, di un reset mentale; non esco mai uguale da come sono entrata. Una volta fuori, le mani si affannano a cercare musica nella radio, spostano il volante, aumentano la potenza di marcia. Dagli occhi allora mi entra tutta la strada, una visione a 360° di tralicci e lampioni, di orticelli e oleandri, di decapottabili e camion della spazzatura, di foschia e montagne viola. Ma soprattutto sento la velocità, qualcosa cui non potrei rinunciare, mia e delle cose intorno a me: sento che tutto si sposta e io con il tutto...

Ecco. Era un autobus enorme, con i suoi specchietti giganteschi. Vorrei andare lontano. Nessuno pensa che queste (e altre) aziende siano le equivalenti dei mitici Greyhound...

Evabbé. Adesso vado...

Tornerò tra qualche giorno...

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